Evade il Fisco per salvare la figlia gravemente malata: artigiano a processo per dichiarazione fraudolenta

Un dramma umano e legale ha come protagonista un artigiano 73enne del Canavese, ora a processo per aver evaso il fisco nel tentativo disperato di salvare la figlia gravemente malata. Nei giorni precedenti al Natale, il tribunale di Ivrea ha tenuto l’udienza preliminare per valutare l’accusa di dichiarazione fraudolenta, mossa a seguito di un’indagine avviata dall’Agenzia delle Entrate nel 2016.

La malattia e la scelta estrema

La vicenda ha radici nel 2015, quando alla figlia dell’imputato, trentenne, viene diagnosticata una grave insufficienza epatica. Dopo numerosi tentativi con terapie tradizionali in Italia, emerge una speranza: una cura sperimentale disponibile negli Stati Uniti. Ma i costi sono proibitivi.

L’artigiano, titolare di una piccola impresa individuale nel settore della meccanica, tenta tutto il possibile: cerca di vendere la casa, chiede un prestito a una finanziaria, ma non riesce a raccogliere la somma necessaria. Di fronte all’impasse e alla necessità urgente, prende una decisione drastica: non paga le tasse per un anno e, secondo gli inquirenti, fattura operazioni inesistenti per un totale di 79 mila euro, versando all’Erario solo poco meno di 14 mila euro di IVA.

Il processo e le conseguenze

Oggi, il 73enne si trova accusato di dichiarazione fraudolenta, nonostante abbia ammesso le sue responsabilità e stia saldando il debito con il fisco attraverso un piano di rateizzazione che include interessi e sanzioni. La legge, tuttavia, non consente di estinguere il reato con il solo pagamento delle somme dovute, e così l’uomo deve affrontare un processo penale.

Il quadro si aggrava dal punto di vista personale: nonostante il sacrificio e gli sforzi, la figlia non ce l’ha fatta, portando l’artigiano a perdere non solo la serenità economica ma anche quella familiare.

Un caso che solleva interrogativi

La vicenda, più che un semplice caso di evasione fiscale, porta a interrogarsi sulla rigidità delle norme e sulla capacità del sistema legale di distinguere tra chi evade per arricchirsi e chi lo fa per disperazione. La difesa, che punta a dimostrare uno stato di necessità, dovrà ora tentare di far emergere le ragioni umane dietro un gesto disperato.

Mentre il processo farà il suo corso, resta aperto un dibattito morale: come dovrebbe agire uno Stato di fronte a situazioni in cui il rigore della legge si scontra con il sacrificio estremo di un padre che ha fatto di tutto per salvare una vita?