
Elezioni Regionali: le due funzionarie canavesane del PD patteggiano la pena per le firme false

Sono presenti anche due canavesane tra i nove dei dici imputati per aver falsificato le firme della lista del Partito Democratico nel corso delle scorse elezioni regionali, che hanno chiesto di patteggiare al pena: la funzionaria Cristina Rolando Perino di Rivarolo Canavese (un anno) e Mara Milanesio (10 mesi), anch’essa funzionaria del partito ed ex assessore al Comune di Caselle. Il giudice Paola Boemio ha accolto le richieste avanzate dai difensori degli imputati. Hanno scelto la strada del patteggiamento anche Alessandra Orlandi (5mesi), Davide Fazzone (11 mesi), ex responsabile organizzativo del Pd, Salvatore Palermo (6 mesi), Tina Pepe (11 mesi), l’ex consigliere provinciale Pasquale Valente (7 mesi), il consigliere regionale Daniele Valle (6 mesi) e Stefania Zicarelli (10 mesi), La posizione più “delicata”, a giudizio della procura di Torino, era quella di Cristina Rolando Perino: secondo l’accusa sarebbe stata l’autrice di un maggior numero di firme falsificate.
Rocco Florio, presidente della Circoscrizione 5 di Torino, affronterà invece il processo penale. La complessa inchiesta non ha ancora accertato chi sia stato ad orchestrare e organizzare la raccolte delle firme false anche se il giudice ha emesso una sentenza in cui si accertava la falsificazione delle firme presentate e delle autentiche sui moduli di presentazione delle liste. Toccherà ai giudici amministrativi del Tar Piemonte al termine del processo civile per falso, decidere quali e quanti saranno i consiglieri regionale potranno perdere la poltrona. Se si dovesse decidere per la loro decadenza, la geografia politica relativa alla maggioranza che sostiene al momento il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino potrebbe essere oggetto di significativi cambiamenti. Nel mirino della procura sono finiti il listino regionale di Chiamparino, un modulo della lista “Chiamparino per il Piemonte” e la lista provinciale del Pd.
Le indagini, coordinate dalla procura torinese, avrebbe accertato che 24 firme apposte in calce agli elenchi non erano dell’ex consigliere provinciale Pasquale Valente, che in quell’occasione rivestiva il ruolo di pubblico ufficiale incaricato di attestare la regolare raccolta delle sottoscrizioni a sostegno delle liste. A sostenere la tesi della falsificazione delle firme di Valente è il perito calligrafico Rosanna Ruggeri nominata dalla procura.