
È morto a 73 anni Gino Strada, fondatore di Emergency. Per decenni si è battuto contro fame e guerra

Aveva 73 anni Gino strada, il fondatore di Emergency, l’organizzazione che da decenni si adopera per curare le decine di migliaia di feriti causati dai focolai di guerra disseminati in tutto il mondo. Il medico chirurgo che tutto il mondo ha ammirato per il suo coraggio e l’abnegazione per aver costruito ospedali nelle regioni più violente del pianeta, dove l’unica legge che impera è quella delle armi, si è spento oggi, venerdì 13 agosto. Da tempo soffriva di problemi cardiaci. Gino Strada era nato a Sesto San Giovanni, nell’Hinterland milanese nel 1948 e, dopo essersi laureato in medicina alla “Statale” di Milano. La sua ambizione non era quella di fare il libero professionista o il dipendente di qualche ospedale: fin da subito si reca nei peggiori scenari di guerra del mondo per portare sollievo e curare bambini, donne e anziani vittime di una violenza cieca.
Dopo aver lavorato nel 1988 con la Croce Rossa per assistere i feriti di guerra si reca in Etiopia, in Thailandia, Pakistan, Afganistan, Somalia, Gibuti, Perù e in Bosnia. Poi, nel 1994, insieme alla moglie Teresa Sarti e ad alcuni collega fonda Emergency, l’organizzazione che si è sempre distinta non soltanto per l’assistenza i feriti ma anche agli affamati e alle vittime della povertà.
Molto spesso Gino Strada si è aspramente scontrato con i potenti della terra per le sue scomode campagne condotte contro le mine antiuomo e i conflitti originati dagli interessi economici. Con la morte di Gino Strada il mondo ha perso uno strenuo difensore degli oppressi e delle vittime innocenti delle guerre. E da oggi si è spenta una voce che sapeva risvegliare, molte volte le coscienze.
Sul sito web di Emergency i suoi collaboratori così lo ricordano: “Il nostro amato Gino è morto questa mattina. È stato fondatore, chirurgo, direttore esecutivo, l’anima di Emercency. ‘I pazienti vengono sempre prima di tutto’, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose.
Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan, ieri. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino”.