
Dal Canavese al tetto del mondo: Juri Bressanello, padre di tre figli, è il campione del mondo di deltaplano
Dal Canavese in volo fino al tetto del mondo. È l’impresa sportiva compiuta da Juri Bressanello, che quest’estate ha fatto parte della Nazionale Italiana di deltaplano classe 1, laureatasi campione del mondo ad Ager, tra le montagne della Catalogna. Gli azzurri hanno battuto avversari di altissimo livello, conquistando l’ottavo titolo mondiale consecutivo e scrivendo una straordinaria pagina nella storia del volo libero. Bressanello è iscritto al club Le Ratevuloire di Ivrea: per la prima volta un piccolo sodalizio biellese ed eporediese annovera un campione iridato tra i suoi piloti.
«Siamo orgogliosi di avere come atleta un uomo coraggioso che ha fatto dell’umiltà la sua arma vincente», commentano dal club. Canavesano e figlio d’arte, Juri ha raccolto l’eredità del padre, che ai tempi del “Garibaldi” gareggiava a livello nazionale. «I miei primi ricordi – racconta Bressanello in una chiacchierata con il presidente dell’Asd Ratevuloire, Paolo Borga – sono in decollo ad Andrate, a vedere mio papà sparire nel cielo con quel mezzo che lo rendeva libero. Lo vedevo felice e, insieme a mia madre e ai miei fratelli, lo seguivamo via radio fino all’atterraggio. Poi tutti insieme a prendere un gelato. Ricordi chiari e indelebili che mi hanno segnato la strada. Ho volato con tanti mezzi, ma sapevo che il mio posto era il deltaplano».
Determinato e con le idee chiare, Bressanello aveva confidato pochi mesi fa al suo presidente di voler diventare campione del mondo. Alla sua prima esperienza in Nazionale, ha vissuto un mix di emozioni, ansia e voglia di imparare dai più forti. «Il segreto della vittoria – spiega – è stato il gruppo. Il CT Flavio Tebaldi ha sempre puntato sulla coesione, che si è tradotta in collaborazione costante in volo, a terra e nelle analisi quotidiane delle gare. È questa sinergia che ha reso la nostra squadra imbattibile».
Nonostante i successi, il mondo del volo libero attraversa una fase complessa. «Purtroppo – aggiunge Bressanello – sono pochi i giovani che si avvicinano al deltaplano, anche per la scarsità di scuole e la logistica più impegnativa rispetto al parapendio. Io cerco sempre di trasmettere ai passeggeri biposto sicurezza e libertà, sperando che qualcuno si appassioni. A volte funziona. Per le gare pesa anche l’aspetto economico e il tempo richiesto, ma spero arrivino tempi migliori perché è un ambiente bellissimo».
Campione in cielo, padre nella vita privata, Bressanello dedica la sua vittoria ai tre figli: «Sono i miei primi tifosi. Quando vinco gioiscono, quando perdo mi tirano su il morale. Sono la mia forza e cerco di insegnare loro che nulla è impossibile se affrontato con passione, impegno e costanza. Il successo è la somma di piccoli sforzi ripetuti ogni giorno».