Da San Giorgio al “cuore” di Hollywood: Oscar Generale è l’incontrastato “Manager delle Star”

05/09/2016

Lo chiamano il “Manager delle Star” oppure il “Re del Product Placement”: Oscar Generale, originario di San Giorgio Canavese, dove vive la famiglia, è lo “Zip Man” incontrastato di Hollywood. Dopo essersi affermato a Milano, la capitale economica italiana, è a Beverly Hills che Oscar Generale, canavesano doc, ma americano di adozione, ha iniziato ad abbinare le più famose celebrities ai più prestigiosi brands internazionali, abbinando il volto di celebri divi della Mecca del Cinema a marchi di prestigio. Tutte scelte che hanno registrato un grande successo sia per le aziende in cerca di prestigiosi testimonial. Il grande merito del canavesano Oscar Generale è quello di aver siglato le più straordinarie e importanti operazione di Product Placement non solo nella pubblicità ma anche nel mondo del cinema, facendolo diventare un vero e proprio talento. Qualche esempio concreto: Julia Roberts con la Maison Ferrè, Demi Moore per Rosato, Dustin Hoffman per Vergnano, John Travolta per Telecom, Andy Garcia per Dierre, Bruce Willis per Paciotti, George Clooney, Uma Thurman, Penelope Cruz per il Gruppo Luxottica, Joseph Fiennes e Hilary Swank per Harry Winston e l’ultimo successo, Gerard Butler per Festina.

E’ per questo che Oscar Generale è conosciuto in tutto il mondo: con la partner di sempre, Simona Politi, è diventato leader nel settore della comunicazione internazionale e della ricerca di testimonial per campagne pubblicitarie e spot televisivi. Oscar Generale ha iniziato la sua avventura con tanta voglia di fare e una discreta conoscenza del mondo nel quale voleva affermarsi: quando partì, tanti anni fa, alla volta degli Usa non aveva soldi in tasca e tantomeno la conoscenza della lingua inglese. Il talento, la voglia di fare, la genialità italiana, l’intuito, professionalità e l’intelligenza ne hanno gatto un manager di primo piano in un mondo nel quale non è facile né introdursi e né camminare.

L’essere una persona “speciale e particolare”, alcuni networks americani gli hanno proposto di divenire il protagonista di una serie tv a lui dedicata. Ne ha fatta di strada da quando approdò, sconosciuto, negli States: oggi la sua agenzia, la “Oscar Generale Production” è situata in uno dei più strategici, prestigiosi e influenti centri economici e di business; a Los Angeles, nel cuore pulsante di Beverly Hills. Oscar è anche apprezzato e conosciuto nel mondo delle produzioni cinematografiche: è l’executive producer del film “Yellow” diretto da Dario Argento e che ha quali protagonisti Adrien Brody ed Emanuelle Seigner, del film “Give’ em Hell Malone” diretto da Russell Mulcahy con Thomas Jane e Elsa Pataky, “Casino Jack” diretto da George Hickenlooper con Kevin Spacey e Kelly Preston, “Tokarev” diretto da Paco Cabezas con Nicolas Cage e Danny Glover. E ancora: Oscar intrattiene contatti con le più grandi case Cinematografiche Americane  e Studios come la Paramount, la MGM, l’Universal, con il quale ha stretto diversi accordi di product placement. Uomo poliedrico e dalle mille sfaccettature, si occupa di beneficienza da anni ed è sostenitore dell’AmFar, l’associazione fondata da Elizabeth Taylor per la lotta contro l’Aids e dell’associazione “Artist for Peace and Justice”.

Attualmente Oscar Generale sta lavorando a diversi progetti cinematografici due dei quali a fianco di John Travolta: uno di questi è l’orsetto “Gummy Bear”, il cartone animato più amato del web e che presto approderà sul grande schermo. Il manager sta anche collaborando con Andrea Bocelli per la produzione di una pellicola cinematografica basta sulla vita del famoso tenore italiano. Bocelli è, tra l’altro, autore del libro “The music of Silence” che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e sul quale è basata la trama del film. Oscar Generale non ha dimenticato San Giorgio Canavese così come non ha dimenticati i tanti amici che, di tanto in tanto, quando gl’impegni professionali glielo consentono, viene a trovare in Canavese. Riportiamo l’intervista che oscar Generale ha voluto rilasciare in esclusiva a Canavesenews.it

 Oscar Generale, lei fa di professione l’agente degli attori a Hollywood. Come ha iniziato? 

Ho iniziato a lavorare con i più grandi attori di Hollywood quando avevo l’agenzia a Milano poich i miei clienti erano sempre più esigenti; erano stanchi degli attori italiani, volevano qualcosa di nuovo ed idee brillanti e così, iniziai a proporre nomi internazionali che garantivano loro la possibilità  di ampliarsi anche in altri Paesi del mondo,  perchè un nome come George Clooney è conosciuto in tutto il mondo rispetto a qualche attore Italiano che, purtroppo, rimane limitato alla sola conoscenza nel nostro Bel Paese.

Iniziai a studiare i marchi dei clienti ed i prodotti con la mia partner Simona Politi; fummo i primi a lavorare con nomi di caratura internazionali in Italia. Abbiamo chiuso campagne con volti famosissimi per marchi di alto livello che ancora oggi vengono ricordati non solo in Italia ma nel mondo: Julia Roberts per Gianfranco Ferrè, Bruce Willis per Paciotti, Dustin Hoffman per Vergnano, Demi Moore per Rosato gioielli, John Travolta per Tim, Gerad Butler per Festina orologi; abbiamo fornito Celebrities per conventions e campagne, ospiti internazionali in programmi tv in prima serata…..il mio nome è iniziato a circolare velocemente ad Hollywood e così sono diventato il referente per clienti importanti ed Artisti.

Il mondo del cinema americano, soprattutto quello di alto livello, può contare su divi conosciuti a livello mondiale e che sono diventati tali per le indubbie capacità artistiche. Qual è secondo lei la differenza che caratterizza il cinema Usa con quello del Vecchio Continente? 

Il sistema americano è molto diverso da quello italiano e sicuramente la cosa fondamentale è determinata dalla preparazione artistica sotto tutti i punti di vista: anche i più grandi attori di Hollywood come Al Pacino, De Niro, Dustin Hoffman hanno coach, fanno audizioni per avere la parte e hanno fatto tanto, tanto teatro.

Il nostro cinema dagli anni Trenta agli anni Sessanta, ha fatto scuola in tutto il mondo. Poi negli anni Settanta si è verificato l’avvento dei vari Alvaro Vitali, Edvige Fenech e Lino Banfi. A suo giudizio come abbiamo potuto perdere la supremazia anche nel settore artistico? 

Secondo me esattamente per ciò che ho detto prima: la preparazione. Purtroppo in Italia nascono troppi personaggi che si sentono e vengono reputati attori senza aver fatto corsi di recitazione, di dizione, senza aver fatto teatro che è il modo migliore per diventare un attore vero. 

 Lei trascorre gran parte dell’anno a Los Angeles. Quando le capita di tornare a San Giorgio Canavese, che emozione prova? 

Beh!, tornare a San Giorgio e’ tornare a casa. Anche se vivo da tantissimi anni negli Usa, a San Giorgio c’ è la mia famiglia ed i miei amici d’ infanziae per questa ragione sono sicuramente molto felice, come si dice: home sweet home!

Stati Uniti ed Europa: quali differenze riscontra? 

Negli Usa tutto è molto più facile, per esempio la burocrazia. Poi, se hai un progetto è sicuramente piu’ facile realizzarlo. In Italia, invece, la burocrazia è un disastro e se hai un progetto non solo e’ difficile realizzarlo ma sembra quasi impossibile.

Quali attori rappresenta nel nostro Paese? 

Quando lavoravo in Italia ho lavorato con tutti i piu’ grandi attori: Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Raoul Bova, Claudia Gerini,  e molti altri. Adesso che sono negli Usa lavoro ancora con loro ma su progetti non necessariamente legati all’ Italia.

L’avvento della tecnologia digitale e degli effetti speciali non soffoca in parte il talento di tanti bravi attori? 

Io credo che sia un valore aggiunto; si rendono ancora più’ spettacolari scene che un tempo era difficile anche solo pensarne la realizzazione….. no, non credo “soffochi” il talento e la bravura dei bravi attori. Un bravo attore lo si vede nelle espressioni, nelle mimiche, nella voce…

Gli Usa sono ancora il Paese nel quale, se hai in tasca un progetto convincente, puoi davvero trovare ancora qualcuno che lo finanzi? Ovvero l’America è ancora il Paese dei miracoli dove in tanti hanno fatto fortuna partendo dal nulla? 

Come dicevo negli Stati Uniti è tutto molto più’ facile se hai talento, se hai un progetto e ci credi, tanto da fare sacrifici per realizzarlo….negli Usa nessuno ti regala niente come in qualsiasi parte del mondo, ma tutto è più facile e meno laborioso se sei perseverante, ti impegni, ci credi in quello che fai.

Per quale ragione non ha svolto la sua professione in Italia? 

Ho iniziato a svolgere la  mia professione in Italia con la mia partner Simona ma il mio obbiettivo finale era quello di arrivare ad Hollywood. Abbiamo fatto tutto quello che era possibile cercando di mantenere uno standard alto di clienti ed Artisti poi, dopo aver fatto conventions, pubblicità, programmi televisivi, non avevo più’ stimoli e mi sono trasferito a Los Angeles dove oramai avevo moltissimi amici attori e connections nel mondo del cinema. Li’ ho continuato a fare il mio lavoro, ampliandolo,specializzandomi nel product placement, produzioni di film, progetti in altri campi ma sempre con il coinvolgimento di Celebrities, ottenendo molto successo. Adesso vivo qui da più’ di 13 anni e nonostante mi manchi l’ Italia, la mia famiglia, il cibo, gli amici, non tornerei a viverci ma solo a trascorrere brevi periodi di vacanza perche’ in America vivo bene: tutto risulta più’ semplice per realizzare i progetti a cui mi sto dedicando.

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