
15/05/2016
Cuorgnè: sarà forse archiviata l’inchiesta sulla morte in ospedale di Maria Rosa Simonetta
L’intervento doveva essere di routine: una colecisti da asportare. Niente di particolarmente impegnativo per un chirurgo. Terminata l’operazione, dopo essere stata portata in camera, le condizioni della paziente peggiorarono rapidamente. Il trasferimento all’ospedale di Ivrea non servì a nulla: Maria Rosa Simonetta, 58 anni, residente a San Colombano, morì, quel drammatico 23 gennaio 2012, a giudizio dei periti per “un arresto cardiorespiratorio in shock asettico con insufficienza multiorgano da pancreatite necrotica”.
In seguito al decesso la procura di Ivrea aprì un fascicolo e nel registro di indagati furono iscritte trenta persone tra medici e infermieri in servizio negli ospedali di Cuorgnè, dove la donna era stata operata e in quello di Ivrea con l’ipotesi d’accusa di omicidio colposo. Un anno dopo il Gip Andrea Scialabba, in base alle risultanze dell’indagine, decise di restringere notevolmente la “rosa” degli indagati: le indagini si concentrarono sul medico anestesista Corrado Marocco (difeso dall’avvocato Giuliano Arimondo), il medico chirurgo Eraldo Personettaz (avvocato Anna Ronchetto), Il chirurgo Roberto Scala (avvocato Giuliano Arimondo), Sergio Peyre, medico gastro-enterologo (difeso dall’avvocato Mauro Bianchetti). E ancora: la gastrologa Stefania Predebon (avvocato Carlo Federico Grosso), il medico Maurizio Perardi (avvocato Celere Spaziante) e il responsabile della struttura di chirurgia del nosocomio di Cuorgnè Lodovico Rosato (avvocato Mario Benni).
Il sostituto procuratore Ruggero Mario Crupi, che conduceva le indagini, sulla scorta della relazione redatta dalla dottoressa Rita Celli, incaricata dal magistrato di acquisire tutti gli elementi medici, decise di chiedere l’archiviazione del caso anche per i medici che erano ancora sotto indagine. Pochi giorni fa, nel corso dell’udienza, il legale Manuel Peretti, che rappresenta la famiglia Simonetta, ha presentato istanza opposizione all’archiviazione allegando una dettagliata memoria. Il Gip Marco Scialabba si è riservato di decidere se si andrà o meno a processo.
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