
Crescita a due velocità nel Canavese: frenano i piccoli comuni, crescono Volpiano, Rivarolo e Castellamonte

Nel 2024, in 14 Comuni del Canavese non è stata registrata nemmeno una nuova attività. Nessuna iscrizione, nessun nuovo inizio. Eppure, nello stesso anno, oltre il 21% delle imprese del territorio ha aumentato gli investimenti, segno di una resilienza che sfida il contesto economico difficile. È questa la fotografia scattata dall’Osservatorio socio-economico del Canavese, realizzato da Confindustria Canavese in collaborazione con Agenzia Piemonte Lavoro e Camera di commercio di Torino.
Il rapporto aggrega dati provenienti da 158 comuni e restituisce l’immagine di un tessuto produttivo ancora fragile, ma tutt’altro che spento. Il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni è negativo: 1.664 nuove imprese (in calo rispetto al 2023) contro 1.884 cessazioni, per un tasso di crescita pari a -0,67%. A trainare la decrescita sono soprattutto le imprese individuali, in flessione del 2,93%. In controtendenza le società di capitale, in crescita del 3,31%.
Le imprese canavesane restano perlopiù micro (90% sotto i 10 addetti), ma non mancano segnali di vitalità: il 67,9% ha chiuso il 2024 in utile, e l’indebitamento è rimasto stabile o in calo per la maggior parte degli intervistati. Tra questi, uno su cinque ha deciso di investire di più, nonostante l’inflazione e le incertezze internazionali.
A livello territoriale, Volpiano, Castellamonte e Rivarolo Canavese mostrano segnali positivi. Le imprese si concentrano in pochi centri: i primi 10 comuni ospitano il 43% del totale. I settori trainanti restano commercio (22%) e servizi alle imprese (19,1%), mentre l’industria arretra all’11,1%. Crescono i servizi alla persona, in linea con l’invecchiamento demografico e le mutate esigenze sociali.
L’impresa in Canavese resta appannaggio di adulti, spesso uomini. Le imprese femminili calano (-0,37%), quelle giovanili ancora di più (-2,6%). L’unica componente in crescita è quella straniera: +3,86%, segnale che chi arriva da fuori è spesso disposto a rischiare più degli altri.
Sul fronte occupazionale, il 2024 segna 1.411 contratti in più rispetto al 2023. Le imprese che assumono rappresentano il 15% del totale, ma generano il 70% delle nuove attivazioni. In testa ci sono i servizi, seguiti da turismo e ristorazione. L’industria, invece, continua a perdere terreno. Aumentano le professioni qualificate, resistono gli impiegati, ma calano operai specializzati e conducenti.