
Costretti a frugare tra gli scarti del mercato. In aumento i nuovi poveri anche in Canavese

Anziani pensionati, esodati, persone rimaste senza lavoro, coppie di precari con figli in tenera età: sono questi i componenti del popolo dei nuovi poveri il cui numero è in continua ascesa a Torino come a Chivasso e Ivrea. La nuova frontiera dell’emergenza sociale è costituita dai nuovi poveri. Si calcola che i bambini piccoli siano il 12% del totale degli assistiti: più di 10mila in tutta la regione e circa 5mila nel solo Canavese. Complessivamente i nuovi poveri ammontano a oltre 300mila persone: numeri impressionanti che evidenziano come la crisi economica abbia impoverito le fasce sempre più esposte della popolazione.
Si tratta di persone che soltanto cinque o sei anni fa non avrebbero mai pensato di dover vivere al di sotto della soglia di povertà, di dover ricorrere al sostegno delle organizzazioni onlus o di eseguire, per sopravvivere, a lavori precari che stanno ormai scomparendo. Molti di essi hanno figli a carico o sono alle prese con cartelle esattoriali che non sono più in grado di pagare. Una fotografia drammatica di una società che è radicalmente cambiata, caratterizzata dall’allargamento della forbice che ha cancellato il ceto piccolo-borghese.
I dati forniti dal Banco Alimentare piemontese dipingono un quadro drammatico e allo stesso tempo contradditorio: mentre gli aiuti erogati lo scorso anno hanno toccato il massimo storico con 6mila 450 tonnellate di cibo raccolto per un valore di quasi venti milioni di euro nel contempo scende drasticamente il numero di poveri che ricevono assistenza. Nei fatti: nel 2015 l’associazione onlus riusciva a raggiungere un indigente su due nel 2016 adesso riesce a raggiungerne uno su tre. D’altro canto gli indicatori Istat che sono stati, tra l’altro confermati dall’Istat e dalla Caritas, la percentuale delle persone che vivono in povertà assoluta è salita al 6,7%, 50mila in più dello scorso anno.
E non è tutto: la situazione pare sia destinata ad aggravarsi e si prevede che entro il prossimo anno la percentuale dei nuovi poveri sia destinata a superare la soglia del 10%. Molti dei nuovi poveri hanno difficoltà a rivolgersi anche alle parrocchie: soprattutto, come nel caso dei poveri più anziani, per la vergogna di essere riconosciuti dai compaesani. L’umiliazione che si aggiunge alla miseria.