
Coronavirus: la Regione assume mille sanitari. Il NurSind: “Dubitiamo siano in servizio”
497 infermieri e 388 operatori sanitari assunti nelle aziende sanitarie regionali sono i numeri diramati nella giornata odierna nella Regione Piemonte. Una buona notizia. Ma al Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, non pare che agli annuncia siano seguiti i fatti. “Non è facile in questo momento monitorare la situazione ma non ci pare pare che 497 infermieri e 388 operatori sanitari abbiano effettivamente preso servizio nei nostri ospedali – spiega il segertario regionale Francesco Coppolella -. Non sappiamo quindi se questi numeri corrispondo al numero di chiamate o al numero di presenze nei reparti a quanto ci riferiscono dalla prima linea. Inoltre, ammesso che i numeri fossero questi, non corrispondono affatto al fabbisogno richiesto dalle aziende e ancor di più dal fabbisogno reale”.
“Pensiamo si stia perdendo troppo tempo anche sotto questo aspetto – dichiara Coppolella, il quale sottolinea come questi numeri – ammesso che siano forze già attive, anche se nutriamo dubbi, non bastano certamente a soddisfare il fabbisogno per la copertura di chi si è ammalato, di quelli in isolamento e di chi necessita di avere il cambio stando sul fronte da settimane, senza contare un carico di lavoro inimmaginabile e tenuto conto che molte aziende erano già in negativo in una situazione normale”.
In questa situazione di emergenza, sottolinea l’esponente sindacale, “avremmo dovuto svuotare tutte le graduatorie aperte assumendo tutto il personale disponibile a tempo indeterminato senza se e senza ma, invece si continua in maniera diversa, sottovalutando anche sotto questo aspetto il problema. Ci risulta si continua a procedere in maniera diversa, con chiamate a tempo determinato con il risultato che tanti rifiutano allungando le procedure e l’immissione tempestiva nei luoghi di lavoro”.
“In questa emergenza di decreti e ordinanze ancora non si è fatto quello che andrebbe fatto, immettere subito forze nuove. Non ci sono scuse” conclude Francesco Coppolella.