
Coleottero giapponese Popillia Japonica, flagello da 16 milioni: Erbaluce e frutteti in ginocchio
Un’invasione silenziosa, ma devastante. Il coleottero giapponese Popillia japonica sta infliggendo colpi durissimi all’agricoltura del Torinese, con una stima provvisoria dei danni che sfiora i 16 milioni di euro. A farne le spese è soprattutto il Canavese, in particolare le vigne dell’Erbaluce di Caluso, fiore all’occhiello della viticoltura piemontese, oggi ridotte a scheletri di rami, senza foglie e ricoperte da colonie di insetti in piena riproduzione.
Originaria dell’Estremo Oriente e segnalata per la prima volta nel 2014 lungo il Ticino, la Popillia ha trovato nell’Italia settentrionale un habitat perfetto grazie al cambiamento climatico e alla globalizzazione dei commerci. Quest’estate ha infestato in massa anche le aree agricole di Ciriacese, Collina torinese e Vercellese, con danni gravi non solo ai vigneti, ma anche a soia, mais, frutteti e noccioleti. In alcune zone, la perdita di produzione d’uva sfiora il 40%, quella della soia il 25%, frutta e nocciole tra il 25% e il 30%, mais al 15%, soprattutto sulle semine tardive.
Secondo Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, la situazione è drammatica: «Gli agricoltori sono stati colti di sorpresa. Le aziende biologiche, in particolare, non dispongono di mezzi per difendersi. E questa è solo la prima ondata. La vera emergenza sarà nella primavera 2026, quando dalle uova deposte nei terreni nasceranno decine di milioni di larve pronte ad attaccare le colture».
La stima attuale parla di oltre 6 milioni di euro di perdite dirette sulle coltivazioni e altri 10 milioni solo per la mancata produzione di Erbaluce. L’allarme riguarda l’intera provincia di Torino, ma anche altre aree del Piemonte iniziano a subire le conseguenze di un’infestazione che rischia di diventare endemica.
Coldiretti chiede un intervento immediato delle istituzioni: «Servono indennizzi per chi ha perso il raccolto, ma soprattutto investimenti nella ricerca scientifica per trovare contromisure efficaci. La Regione Piemonte deve fare la sua parte, o l’agricoltura torinese rischia il collasso».