Per la morte del piccolo Aldo Ubaudi, il bimbo che ha perso la vita il 27 maggio 2017 investito da un’auto al Rally “Città di Torino” sono state indagate dalla procura di Ivrea undici persone. Il tragico episodio ha avuto luogo durante la competizione sportiva a Coassolo nelle Valli di Lanzo. Stando alle indagini preliminari, coordinate dal pm Daniele Iavarone, nonostante nel piano di sicurezza fossero state indicate le aree interdette al pubblico e le vie di fuga esterne, si sarebbe verificato una “cooperazione” di colpe da parte dell’organizzazione.

Aldo Ubaudi di sei anni, si era posto insieme alla famiglia, in un prato all’uscita di una curva. La Skoda Fabia S 2000 alla cui guida si trovavano il pilota Cristina Milano e il navigatore Luca Pieri, uscì di strada e dopo aver superato un muretto in cemento finì nel prato e travolse il bambino. A giudizio degli inquirenti in quel particolare contesto non furono predisposte aree idonee per il pubblico in modo adeguato e non venne eseguita la corretta sorveglianza da parte degli organizzatori.

A chiusura delle complicate indagini, caratterizzate da complicate perizie e dall’audizioni di testimoni, il pubblico ministero ha stralciato la posizione del pilota Cristian Milano di Prascorsano e del co-pilota Luca Pieri di Biella perché non era loro responsabilità occuparsi della sicurezza della pista.

Il legale che rappresenta la famiglia Ubaudi ha presentato opposizione all’archiviazione in merito alla quale il giudice Marianna Tiseo si è riservata di decidere in merito.

Nella rosa degli 11 indagati figurano l’organizzatore del Rally “Città di Torino”, i direttori di gara, chi si è occupato di allestire il percorso, il “capo-posto”, i commissari di percorso e quattro occupanti che si trovavano sulle auto apripista.