A Chivasso si è verificato un grave atto vandalico con connotazioni antisemite che ha scosso l’opinione pubblica locale. Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale, ignoti hanno inciso graffiti e insulti sulla porta d’ingresso dell’abitazione del consigliere comunale di minoranza Matteo Doria, capogruppo della lista civica «Amo Chivasso e le sue Frazioni». Tra le scritte apparse, una in particolare ha destato sdegno: “ebreo infame”. L’accaduto ha avuto luogo in concomitanza con la discussione in Consiglio comunale di due mozioni sulla Palestina.
A denunciare pubblicamente l’accaduto è stato lo stesso Doria, con un post sulla sua pagina Facebook: «Non ho origini giudaiche, ma ritengo vergognoso che nel 2025 si ritenga che l’appartenenza a una religione sia sinonimo di insulto». Il consigliere ha inoltre dichiarato di non aver mai ricevuto minacce personali prima d’ora, ma ha comunque sporto denuncia alle autorità competenti. Le indagini sono già state avviate e si stanno analizzando le immagini delle videocamere di sorveglianza della zona. «Chivasso è meglio di così», ha concluso Doria nel suo messaggio, rivolgendosi alla cittadinanza.
Solidarietà istituzionale è arrivata dal senatore Roberto Rosso e da Marco Fontana, segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino, che hanno espresso sconcerto per l’accaduto e sollevato interrogativi sul possibile collegamento tra l’episodio e il recente dibattito in Consiglio su due mozioni riguardanti la questione palestinese. «A prescindere – hanno dichiarato in una nota congiunta – è incredibile che nel 2025 si possa ancora utilizzare la parola ‘ebreo’ come insulto e minaccia».
I due esponenti azzurri hanno inoltre sollecitato un intervento rapido e deciso delle forze dell’ordine per identificare e perseguire i responsabili, sottolineando la gravità di un gesto compiuto direttamente presso il domicilio privato di un rappresentante delle istituzioni. «Viviamo un clima d’odio insopportabile – concludono – che ricorda gli inizi di alcune delle pagine più buie della storia del nostro Paese».
L’episodio ha riportato l’attenzione sulla necessità di contrastare con fermezza ogni forma di intolleranza, soprattutto quando si manifesta attraverso la violenza simbolica e personale contro chi partecipa attivamente alla vita democratica della comunità.