
Chivasso, l’insegnante picchiato dallo studente 15enne: “Non dobbiano condannare, ma sostenere”

Colpisce con un pugno l’insegnate che aveva convocato i genitori per parlare della presunta aggressità del figlio: protaginista dell’increscioso e inaspetatto episodio è stato un quindicenne che frequenta l’Istiutto Uberttini” di Chivasso. L’insegnante ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari che lo hanno medicato e giudicato guaribile in 15 giorni. Spetta al Consiglio d’Istituto convocato dal Dirigente scolastico, decidere sui provvedimenti da adottare in relazione del comportamento dello studente.
Sull’argomento interviene anche l’assessore regionale all’Istruzione Gianna Pentenero che definisce l’accaduto” estremamente grave”. Dopo aver incontrato il professore, un giovane di 25 anni proveniente dalla Campania e che risiede a Chivasso da un paio d’anni, l’amministratrice regionale spiega che spetterà agli organi preposti, naturalmente, fare le verifiche necessarie, ma il racconto del professore e del preside dell’Istituto lascia senza parole.
Per l’assessore è incredibile dover constatare le difficoltà che incontrano gli insegnanti nel vedere riconosciuta la propria autorevolezza e funzione educativa, con un ribaltamento di ruoli che sfocia nel ricorso, inaccettabile, alla violenza. Violenza, fisica o verbale che sia, che può essere contrastata solo promuovendo un’alleanza tra istituzioni educative: scuola e insegnanti da una parte, famiglie dall’altra. Proprio il venir meno di questo aspetto sembra l’elemento più preoccupante di vicende come quella di Chivasso. L’assessore conclude spiegando che ha fatto bene il preside a convocare subito il consiglio di istituto e a invitarlo a prendere posizione su quanto accaduto.
L’aggressione, avvenuta lo scorso lunedì davanti ai genitori, ha innescato una vivace discussione anche sui social. Dal canto suo l’aggredito ha scritto ai colleghi una lettera per incoraggiare i colleghi che si trovavo a dover fare i conti con situazioni scolastiche “complicate”. L’insegnante, che non si vuole esprimere sulla dinamica dell’accaduto, pone l’accento su riflessioni che hanno come tema, al di là del torto o della ragione, la vicinanza dei docenti nei confronto dei giovani, Quei giovani che rappresentano il futuro. E pur non comprendendo per quale ragione ci si trovi in un mondo in reda alla rabbia più cieca, non bisogna mai condannare ma aiutare i ragazzi. Probabilmente molte volte sono smarriti e soli e l’aggressività rappresenta un’invocazione d’aiuto. Per questo, scrive in sostanza il professore, anziché condannare i ragazzi è di fondamentale importanza sostenerli, varando nelle scuole campagne di solidarietà e gentilezza.