
Chivasso conferisce la cittadinanza onoraria ai giovani di origine straniera, “cittadini del futuro”
In un’aula consiliare di Palazzo Santa Chiara gremita di famiglie e sorrisi, Chivasso ha trasformato il gesto simbolico della cittadinanza onoraria in un messaggio potente: l’Italia è di chi la vive, la studia e la ama, a prescindere dal luogo di nascita. Bambini nati in città da genitori stranieri e ragazzi figli di migranti che hanno completato il percorso scolastico italiano hanno ricevuto il riconoscimento che sancisce appartenenza, inclusione e speranza per il futuro.
“Anche quest’anno – ha sottolineato il sindaco Claudio Castello durante il suo intervento – a tanti bambini e giovani consegniamo un riconoscimento che è anche una promessa: continueremo a batterci per un’Italia che riconosca i suoi figli, tutti i suoi figli, senza distinzioni”.
L’assessore alle Politiche dell’Accoglienza, Cristina Varetto, ha ripreso le parole di papa Francesco, ricordando come “i migranti sono maestri di speranza”, ringraziando le famiglie presenti e ribadendo l’importanza di sostenere ogni percorso di integrazione.
“L’inclusione – ha aggiunto l’assessore comunale all’Istruzione e Cultura, Gianluca Vitale – è la via maestra per sentirsi parte di una comunità e per migliorarla. Chivasso è e sarà sempre una città accogliente e inclusiva perché l’integrazione è un valore imprescindibile per formare una società sana e giusta, oltre ad essere una delle più alte forme di civiltà”.
Tra gli amministratori presenti, è intervenuto anche Andrea Gavazza, consigliere della Città metropolitana di Torino e sindaco di Cavagnolo, a testimoniare l’attenzione del territorio verso iniziative di inclusione.
L’iniziativa ha voluto dare visibilità e valore a un principio di appartenenza che, pur non ancora riconosciuto dalla legge, trova piena legittimità nella vita quotidiana dei ragazzi. Attraverso il gesto simbolico della cittadinanza onoraria, l’amministrazione comunale ha voluto riaffermare il proprio sostegno allo Ius Soli, fondato sul luogo di nascita, e allo Ius Scholae, basato sul percorso formativo svolto in Italia. Due prospettive che, se accolte a livello nazionale, permetterebbero a molti giovani di essere riconosciuti come cittadini a pieno titolo.
La cerimonia ha rappresentato un momento di forte valore civico e simbolico, in cui istituzioni, famiglie e comunità si sono unite per ribadire che l’identità italiana può e deve essere inclusiva, fondata sulla condivisione di valori e sulla costruzione di un futuro comune.
F.S.