Chivasso, addio a Pancrazio Chiruzzi, il ‘solista del kalashnikov’: storico rapinatore torinese morto a 72 anni

19/03/2025

Chivasso, addio a Pancrazio Chiruzzi, il ‘solista del kalashnikov’: storico rapinatore torinese morto a 72 anni

Pancrazio Chiruzzi, noto come il ‘solista del kalashnikov’ per la sua abilità nell’uso dell’arma e per la specializzazione nelle rapine a mano armata, è morto all’età di 72 anni nella notte di lunedì 17 marzo 2025. Il decesso è avvenuto presso l’ospedale di Chivasso, dove era ricoverato da alcune settimane a causa delle complicazioni di una grave forma di polmonite.

Originario della provincia di Matera, Chiruzzi si trasferì a Torino nel 1967, trovando impiego come cablatore presso la ditta Tardito e proseguendo gli studi serali all’Istituto tecnico industriale. Tuttavia, la sua carriera prese presto una direzione completamente diversa: dal 1971 al 2012 si dedicò alle rapine, accumulando un vasto bottino attraverso colpi a banche, uffici postali, treni e furgoni blindati in Italia e in diversi paesi europei, tra cui Svizzera, Germania, Francia, Belgio e Austria.

La sua ironia e sfacciataggine erano leggendarie: quando fu arrestato in Svizzera, dichiarò con sarcasmo agli agenti elvetici: “Tutti portano i soldi in Svizzera e arrestate me che sono l’unico che li riporta in Italia?”. Già nel 1974, a soli 22 anni, si stima che il suo patrimonio personale superasse il miliardo di lire.

Il soprannome di ‘solista’ derivava anche dalla sua indipendenza rispetto alle organizzazioni criminali. L’ex capo della squadra mobile di Torino, Sergio Molino, oggi questore di Alessandria, lo definì “non un semplice rapinatore, ma il maestro dei rapinatori italiani”, sottolineando la sua meticolosità nella preparazione dei colpi e il fatto che, nonostante l’uso delle armi, non avesse mai sparato durante le rapine.

Tra le sue imprese più eclatanti, l’evasione dal carcere di Alba il 24 novembre 1975: dopo aver segato le sbarre della cella e la rete esterna, si lanciò da un’altezza considerevole, fratturandosi entrambi i talloni. Nonostante le ferite, riuscì a trascinarsi fino alla casa di un’amica che lo curò. Rimase latitante per 20 mesi, finanziandosi con nuove rapine, fino alla sua cattura nell’aprile del 1977.

Il 24 marzo 1987 il suo nome comparve in un caso di cronaca che ebbe grande risonanza: l’agguato ad Amedeo Damiano, ex presidente dell’Ussl locale, ferito mortalmente a Saluzzo. Chiruzzi fu condannato nel 2004 a 14 anni per concorso in omicidio preterintenzionale, ma continuò a proclamarsi estraneo ai fatti: “Quella che è stata scritta è solo la verità giudiziaria, ma la verità vera è un’altra”, dichiarò dopo la scarcerazione nel 2012.

Nel 2019 pubblicò la sua biografia, ‘Io sono un bandito’, scritta con la giornalista Rosella Simone. La sua storia ha continuato a suscitare interesse anche in ambito letterario e mediatico: nel 2023 lo scrittore Donato Montesano pubblicò il romanzo ‘Chi ha polvere spara’, ispirato alle sue imprese, mentre nel 2024 la sua vicenda fu al centro dei podcast ‘One more time’ di Luca Casadei e ‘Non aprite quella podcast’ di J-Ax.

Con la morte di Pancrazio Chiruzzi si chiude una delle pagine più controverse della criminalità italiana, quella di un rapinatore che, tra mito e realtà, ha lasciato un segno indelebile nella storia del crimine torinese ed europeo.

 

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