
Chivassese in lutto: addio a Gianluca Bocca, il macellaio che trasformò il dolore in solidarietà
Una notizia che nessuno avrebbe voluto leggere ha scosso profondamente il chivassese: è morto improvvisamente Gianluca Bocca, 57 anni, storico macellaio di Casabianca di Verolengo e anima dell’associazione “Angelo Biondo” Onlus, nata in memoria del figlio Stefano. Un malore improvviso lo ha colpito nel primo pomeriggio di domenica 23 novembre, all’interno della sua abitazione. A nulla sono valsi i tempestivi soccorsi del 118, giunti con un’ambulanza medicalizzata della Croce Rossa di Chivasso: per lui non c’è stato nulla da fare.
La notizia ha lasciato sgomenta l’intera comunità. Perché Gianluca Bocca non era soltanto un commerciante stimato, ma un uomo che aveva saputo trasformare una vita segnata da malattia, lutti e dolore in un percorso quotidiano di aiuto agli altri. Un esempio di resilienza, coraggio e solidarietà.
Una vita in salita, fin dall’infanzia
La sua storia era profondamente segnata dalla malattia. «La mia vita è stata complicata fin dagli inizi, infatti a soli due anni mi hanno diagnosticato un tumore all’occhio», raccontava. L’infanzia trascorsa tra ospedali e controlli continui, la sensazione di essere “diverso”, i primi episodi di isolamento e bullismo: ferite che Gianluca non aveva mai nascosto, trasformandole invece in una testimonianza per aiutare chi vive situazioni simili.
A vent’anni un nuovo colpo: la morte improvvisa del padre. Da primogenito prese in mano la macelleria di famiglia, portandola avanti con dedizione nonostante le proprie fragilità. In quegli anni incontrò Laura Salvetti, la donna che sarebbe diventata compagna di vita e di lotte.
L’amore per Stefano, la battaglia più dura
Dal loro amore nacque Stefano, che fin dai primi mesi dovette affrontare lo stesso male genetico del padre. La famiglia visse anni difficilissimi, fra chirurgia, terapie e viaggi continui fino in Svizzera per poter sperare in cure più avanzate. Stefano perse un occhio, l’altro venne salvato. Poi, a 14 anni, arrivò la diagnosi più terribile: osteosarcoma.
Il giovane combatté fino al 2013, anno della sua scomparsa. Riuscì persino a diplomarsi, un mese prima della morte. Un gesto che il padre ricordava con orgoglio e dolore.
Dalla sofferenza, un’associazione che ha aiutato centinaia di persone
Gianluca e Laura decisero di reagire con un atto d’amore: fondare l’associazione “L’Angelo Biondo”. Negli anni, la Onlus ha donato un’auto alla Samco, una sonda per ecocardiografia pediatrica, una culla termica, defibrillatori, borse di studio e ha sostenuto una lunga serie di progetti per il territorio.
«Avevamo ricevuto offerte alla morte di nostro figlio e volevamo usarle per fare del bene», spiegava.
Nel 2019 Gianluca aveva anche pubblicato il libro Diversamente fortunati, scritto durante la malattia di Stefano e rimasto nel cassetto per anni. Anche in quel caso, i proventi erano destinati all’associazione.
Un uomo che non ha avuto paura di chiedere aiuto
Gianluca parlava spesso dell’importanza del sostegno psicologico: «Se si ha bisogno di aiuto non bisogna avere timore a chiederlo». Frasi semplici, ma rivoluzionarie per chi vive il dolore senza strumenti.
E, parlando del figlio, confessava con una sincerità disarmante: «Stefano mi manca immensamente, ma sapere che adesso non sta più soffrendo mi aiuta».
Una comunità spezzata
«Voglio solo morire sano», diceva spesso. Una frase che oggi, letta alla luce della sua scomparsa improvvisa, commuove e ferisce.
La comunità di Casabianca e del chivassese perde un uomo buono, generoso, capace di trasformare il dolore in impegno. Un esempio di forza silenziosa, che ha saputo portare luce anche nei giorni più neri.
Gianluca Bocca lascia un vuoto enorme, ma anche un’eredità preziosa: quella di non arrendersi mai, nemmeno quando la vita chiede più di quanto sembri possibile sopportare.
Fr.Se.