30/04/2022
Cronaca
Castello di Masino: con i restauri affiorano nel Salone dei Savoia affreschi di rara bellezza
Ieri, venerdì 29 aprile, il FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ha inaugurato il Salone dei Savoia al Castello di Masino dopo tre anni di restauri che hanno riportato in luce un sorprendente ciclo di affreschi di fine Seicento, perfettamente conservato e finora nascosto da mani di pittura di un successivo allestimento. L’inaugurazione del Salone dei Savoia si è svolta alla presenza di Marco Magnifico, Presidente del FAI, Bruna Flecchia, vicesindaco di Caravino, Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte, Massimiliano Caldera, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino e Daniela Bruno, vice direttrice Generale FAI per gli Affari Culturali. Ai saluti e all’illustrazione del risultato dei lavori di restauro segue una breve tavola rotonda cui partecipano quattro ambasciatori: Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia; Alfonso Dastis, Ambasciatore di Spagna in Italia; Jan Kickert, Ambasciatore d’Austria in Italia; Michele Valensise, Ambasciatore, già Segretario Generale della Farnesina.
Il risultato dei restauri è impressionante: fino al 2019 il Salone dei Savoia era una quadreria ottocentesca dalle pareti dipinte di semplice bianco; si intuiva a sprazzi una decorazione sottostante, che è stata dapprima indagata con saggi sotto i quadri, ma era inimmaginabile una simile scoperta. Rimossa la pittura su 480 metri quadrati di superfici, infatti, il Salone dei Savoia oggi si rivela del tutto diverso, nell’aspetto che aveva alla fine del Seicento: un salone di rappresentanza sontuosamente affrescato con architetture dipinte a trompe l’oeil che inquadrano vedute paesaggistiche di 22 città del Piemonte e della Savoia, con un fregio di 147 stemmi nobiliari, culminanti nel simbolo dell’unione matrimoniale di Vittorio Amedeo II e Anna d’Orléans, nipote di Luigi XIV, sposi nel 1684, rappresentata al centro della volta, e con un albero genealogico alto 3 metri sul camino. Si tratta di un programma iconografico ad oggi senza confronti, che attraverso l’uso consueto, ma qui particolarmente insistito, dell’araldica, celebra la dinastia sabauda, cui la famiglia Valperga, proprietaria da secoli del Castello – e in particolare il conte di Masino Carlo Francesco Giuseppe (1655-1715) – era strettamente legata e fedele.
Il Salone, monumentale nella decorazione scoperta e nella dimensione – il più grande del Castello -, oltre che restaurato è stato arredato come era in origine com’era, con poltrone alle pareti e grandi lanterne dorate al centro, ed è oggi il fulcro del percorso di visita, com’era del cerimoniale seicentesco, quando Carlo Francesco, il favorito della reggente, Maria Giovanna Battista di Savoia-Némours, e primo scudiero di suo figlio, il futuro re Vittorio Amedeo II, riceveva qui ambasciatori, membri di dinastie e casate straniere e gli stessi Savoia, a Masino quale sede di una piccola corte.
Inaspettate sono l’integrità della decorazione, la vivacità dei colori, ma soprattutto l’originalità e la ricchezza del programma decorativo, concepito dallo stesso Carlo Francesco combinando insieme diversi modelli coevi a stampa – primo tra tutti il Theatrum Sabaudiae del 1682, già allora custodito nella biblioteca del Castello di Masino, ma anche la Généalogie de la Royale Maison Savoie del 1680 – realizzati a corte per la propaganda ufficiale, al fine di celebrare la dinastia sabauda – da cui derivavano potere e prestigio della stessa famiglia Valperga – esaltandone le origini mitiche, le alleanze con i reali di tutta Europa, dal Portogallo a Cipro, e dunque la secolare continuità, dal capostipite Beroldo di Sassonia all’attuale Vittorio Amedeo II, garanzia di un governo solido, autorevole ed efficace, nella politica estera come nell’amministrazione del territorio.
Più che nella qualità artistica, infatti, il valore di questi inediti e inaspettati affreschi è nelle piccole e grandi storie che raccontano e ancora da scoprire, che arricchiscono il patrimonio di conoscenza del Castello su personaggi, vicende storiche, funzioni e decorazioni delle sale, ma che soprattutto aprono la strada a ulteriori, inesauribili e promettenti ricerche. Studi e indagini, che siano negli archivi o sulle pareti dipinte, sono il fondamento e l’alimento della valorizzazione secondo il FAI, e il Castello di Masino ben rappresenta questo approccio: dal 1988, quando ha acquistato il Bene, ancora abitato dall’ultimo discendente, Luigi Valperga, la Fondazione non ha mai smesso di dedicarsi alla cura di questo patrimonio investendo complessivamente quasi 16 milioni di euro in manutenzione, conservazione e nuovi cantieri di restauro che sono sempre, inevitabilmente, “cantieri di conoscenza”.
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