
Caselle: troppa nebbia, l’aereo con il cuore per il trapianto dirottato a Malpensa: missione riuscita alle Molinette
Nel cuore di una notte avvolta dalla nebbia, tra aeroporti chiusi e minuti che scorrono come ore, un cuore nuovo viaggia da Udine a Torino per restituire la vita a una donna di 53 anni, in attesa da oltre un anno di un trapianto. È la storia di un salvataggio possibile solo grazie a una macchina organizzativa perfetta, alla competenza medica e al coraggio di chi non si arrende davanti a nulla — neanche al meteo.
Il prezioso organo proviene da una giovane donatrice friulana, deceduta per un’emorragia cerebrale, i cui familiari hanno acconsentito alla donazione di cuore e altri organi. A gestire la complessa operazione di prelievo e trasporto è stato il Centro Regionale Trapianti del Piemonte e della Valle d’Aosta, diretto dal professor Federico Genzano.
Ma il viaggio si trasforma in una sfida logistica senza precedenti. La fitta nebbia che avvolge il Nord Italia mette a rischio i tempi: l’aereo con a bordo l’équipe torinese – i dottori Matteo Marro e Vittorio Sancipriano dell’ospedale Molinette di Torino – riesce ad atterrare a Udine solo dopo tre tentativi. Al rientro, la situazione peggiora: a Caselle è impossibile atterrare e il volo viene dirottato su Malpensa, troppo distante per un trasporto via terra.
È in questo momento che entra in azione la Centrale Operativa 118 di Torino, Nucleo Gestione Elicotteri di Azienda Zero, diretta dal dottor Andrea Mina. L’elicottero decolla dalla base di Borgosesia, raggiunge Malpensa in pochi minuti e preleva il cuore direttamente sottobordo. Quaranta minuti più tardi, atterra sull’elisuperficie della Città della Salute e della Scienza di Torino, dove finalmente le condizioni meteo lo permettono.
Il cuore, custodito in un nuovo sistema di conservazione avanzato, viene trasportato alle Molinette, dove l’équipe di cardiochirurgia diretta dal professor Mauro Rinaldi avvia immediatamente l’intervento. L’operazione, durata oltre sette ore, viene eseguita con successo dal professor Massimo Boffini, insieme alla dottoressa Erika Simonato e al dottor Giuseppe Monteleone, con la collaborazione della dottoressa Maria Luisa Contristano e sotto la supervisione del professor Luca Brazzi e della dottoressa Anna Trompeo.
Un intervento complesso, ma soprattutto una storia di speranza, resa possibile da un lavoro di squadra che unisce competenze, tecnologia e dedizione. Ancora una volta, la rete dei trapianti piemontese dimostra di essere un modello di efficienza e umanità: un sistema capace di trasformare, anche in una notte di nebbia, un gesto di dolore in una nuova vita che ricomincia a battere.