
Carcere di Ivrea, scoperto in cella un telefono cellulare funzionante. E non sarebbe il primo

In cella i due detenuti di nazionalità romena avevano occultato un micro-telefonino cellulare perfettamente funzionate con il quale potevano ricevere ed effettuare telefonate. E’ successo lo scorso mercoledì, intorno alle 14,30 nel carcere di Ivrea, al primo piano, dove sono detenuti i condannati sottoposti a regime ordinario. A scoprire la presenza del telefono, dotato di una micro sim, sono stati gli agenti della polizia penitenziaria: l’apparecchio era stato accuratamente nascosto all’interno di una scatola di plastica sistemata nel retro del water del bagno di cui usufruiscono i detenuti.
Nell’ultimo anno gli agenti della polizia penitenziaria hanno ritrovato numerosi telefoni cellulari. A diffondere la notizia è stato Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma penitenziaria. In un nota il dirigente sindacale afferma: “Constatiamo che le carceri, con il ritrovamento di ‘grappoli’ di cellulari, si trasformerebbero, senza l’incessante lavoro di controllo della Polizia Penitenziaria, in luoghi con ‘postazioni telefoniche pubbliche’ illecite, che rappresenterebbero uno smacco alle regole primarie di una sicura detenzione, quella di impedire una comunicazione indiscriminata con l’esterno. Qualcuno risparmi il buonismo derivante dal fatto che l’utenza userebbe il telefonino solo per comunicare con le persone care”.
Va da sé che alla carenza di organico vanno imputate non poche responsabilità. Continua ancora Leo Beneduci: “Con gli organici falcidiati, garantire la sicurezza delle carceri non può essere un lavoro miracoloso della Polizia Penitenziaria, che senza divise e senza mezzi rischia financo di lavorare in borghese nelle sezioni. Lodevole l’intervento dei poliziotti penitenziari che sono intervenuti”.