
Canavese: si studia l’ipotesi di dare vita ad un unico, grande, consorzio socio-assistenziale

Ogni tanto l’ipotesi ogni tanto spunta e poi, rapidamente, tramonta. Questa volta pare che si voglia fare sul serio e fare in modo di dare vita a un unico, grande consorzio socio-assistenziale in grado di servire un bacino di quasi duecentomila abitanti. Una soluzione possibile unificando i distretti sanitari e l’attività del “Ciss 38”, del consorzio “In.Rete” di Ivrea e il “Cissac” di Caluso. La sede? Potrebbe essere quella dell’ex Manifattura di Cuorgnè. Adesso la parola passa ai sindaci nella speranza che si accantonino per una volta i campanilismi per avviare un tavolo tecnico. E’ poco più di una ipotesi, sia chiaro. Molto, ovviamente dipenderà dalla fattibilità dell’iniziativa.
La proposta, va detto arriva da Ivrea e, a quanto sempre, non del tutto dispiaciuta a diversi sindaci dei comuni situati nell’Alto Canavese. I meno convinti della bontà e, soprattutto dell’utilità dell’unificazione, sono i primi cittadini che amministrano i piccoli comuni dell’area calusiese. Il sindaco di Locana, Bruno Mattiet è convinto che sia utile almeno provare a instaurare un confronto costruttivo, perché più volte la separazione con i Ivrea e i 40 comuni che le fanno da corollario, ha creato situazioni spesso negative, come nel caso, ad esempio nel caso della raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
L’unificazione avrebbe un unico, ma importante obiettivo: quello di avere un maggiore peso specifico nell’erogazione, da parte dell’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, dei contributi legati ai servizi socio-assistenziali e fare in modo che i servizi erogati alle fasce dei cittadini in difficoltà e la quota pro-capite che ogni comune versa nelle casse dei consorzi, siano univoci per tutti. Senza contare, infine, che le economie di scala che si potrebbero applicare, libererebbe risorse essenziali per l’erogazione di un’assistenza più capillare e in grado di affrontare convenientemente la crescente emergenza sociale.