
Caluso: si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sulla truffa delle tasse. Sei indagati e ottanta raggirati

Sono ottanta. Tutte vittime (accertate) dello studio tributaristico Boaglio di Caluso. Si tratta prevalentemente di commercianti, piccoli imprenditori, artigiani e semplici contribuenti. Tutti convinti di aver pagato puntualmente tasse e imposte e che, improvvisamente, da un giorno all’altro, si sono ritrovati immersi nei debiti fino al collo e alle prese con Equitalia e l’Agenzia delle Entrate. Eppure, sostengono, hanno affidato i soldi per pagare tasse e contributi, a professionisti di cui si fidavano e che invece li avrebbero raggirati da anni. Inquirenti e investigatori hanno ipotizzato che lo studio ricevuto dai clienti 3 milioni di euro (ma potrebbero essere anche di più) mai versati a fisco e Inps.
L’inchiesta avviata dalla procura di Ivrea sembra destinata ad allargarsi a macchia d’olio. Nel registro degli indagati risulterebbero iscritti, con l’accusa di truffa, falso, appropriazione indebita ed esercizio abusivo della professione, Renato Boaglio, 84 anni, i figli Massimo e Giuliana Boaglio, rispettivamente di 37 a 50 anni, Simona Ventre, 31 anni, moglie di Massimo Boaglio e due collaboratori dello studio Sergio Perrero, 45 anni residente a Castellamonte e Maria Antonietta Colombo, 48 anni, abitante a Montalenghe.
A condurre le indagini è il pubblico ministero Lea Lamonaca che si trova alle prese con indagini che richiederanno parecchio tempo prima di concludersi definitivamente. Nel frattempo gli investigatori stanno passando al setaccio documenti, conti bancari, trasferimenti di denaro e bonifici, ma intanto cartelle e materiale posti sotto sequestro sono stati dissequestrati.
I sei indagati sono a piede libero e lo studio è aperto e pare che continui a chiedere le parcelle ai clienti raggirati.