
Caluso: altri indagati nello studio tributaristico per i soldi non versati

E’ una bella matassa quello dello Studio Utc Boaglio di Caluso che gl’investigatori devono dipanare. La procura di Ivrea ha indagato altre tre persone nell’ambito dell’inchiesta legata alle presunte truffe operate ai danni di numerosi clienti che si sono visti recapitare salatissime cartelle Equitalia per versamenti non effettuati all’Inps e ad altri enti. Oltre a Renato Boaglio, ai figli Giuliana e Massimiliano, sono finiti nei guai tre collaboratori. I nomi di questi ultimi sono stati resi noti soltanto di recente: si tratta di Sergio Perrero, 45 anni, residente a Castellamonte, Simona Ventre, 31 anni di Caluso e Antonietta Colombo, 48 anni, abitante a Montalenghe.
I reati ipotizzati per tutti gl’indagati sono quelli di truffa, falso, appropriazione indebita ed esercizio abusivo della professione. Le vittime sarebbero alcune decine, ma il numero sembra essere destinato ad aumentare. La cifra che sarebbe stata loro sottratta sfiorerebbe i due milioni di euro, tutti soldi che lo studio tributaristico avrebbe dovuto versare allo Stato per conto dei clienti che dovevano pagare contributi e imposte varie. Tra l’altro, sarebbe emerso dalle indagini, che i titolari dello studio esercitavano la professione di commercialisti senza averne titolo.
Come è già stato già preannunciato, la procura di Ivrea, l’Agenzia delle Entrate, Inps ed Equitalia hanno studiato una soluzione che ha l’obiettivo di evitare la chiusura e il fallimento di decine di piccoli imprenditori e commercianti. Ad esaminare ogni sigolo caso sarà l’Agenzia delle Entrate: le vittime della truffa dovranno presentare istanza di sospensione degli interessi e delle more, allegando copia della denuncia effettuata e la documentazione comprovante l’avvenuto pagamento effettuato allo studio tributaristico. Solo in questo modo sarà possibile pagare, rateizzata, soltanto la quota capitale dovuta allo Stato.
A far scattare le indagini era stata la denuncia di un ristoratore di Rivarolo Canavese al quale Equitalia aveva chiesto un pagamento arretrato di 200mila euro. Le indagini proseguono.