
Belmonte: incenerite le pendici del Sacro Monte. Ma lo spettro dei piromani è ancora presente

Le pendici del Sacro Monte di Belmonte, a due giorni di distanza dai tre roghli che ne hanno letteralmente offrono uno spettacolo impressionante: le fiamme hanno risotrto a scheletri alberi che già soffrivano la siccità e hanno camcellato ettari di preziosa boscaglia. Ovunque cenere, fine, grigia, impalpabile che ti entra negli occhi e ti solletica il naso. Eppure, tra tanta desolazione, qualche fiore colorato spunta ritto e orgoglioso, a tangibile dimostrazione che la natura non si lascia vincere impunemente dai piromani, ai codardi che innescano i roghi incuranti della grave devastazione che possono provocare e e che mette a rischio anche vite umane.
Quanto costa alla collettività l’operato dei soccorritori? Quanto costerà anche in termine di tempo e di riequilibrio ambientale appiccare il fuoco ad arbusti secchi che bruciano in pochi minuti? Il coraggio e il grande, innegabile impegno dei volontari dell’Aib, coadiuvati dal vigili del fuoco, hanno evitato che il Santuario, simbolo della fede e dell’architettura canavesana fosse, così come sono salvi il sentiero ai lati del quale sorgono le sacre cappelle e le abitazioni lambite dal fuoco.
Ma è inutile farsi soverchie illusioni. I piromani sono in agguato e fermarli e prenderli non è così semplice come potrebbe sembrare perchè sono codardi che agiscono e colpiscono nell’ombra. A danno di ogni cittadino onesto.