
Agliè, truffa del finto tumore: donna 92enne smaschera la chiamata telefonica e sventa il raggiro
Un tentativo di truffa emotiva, studiato nei minimi dettagli e messo in atto con voce rotta e carica di lacrime, è stato sventato da una donna di 92 anni residente ad Agliè, in provincia di Torino. L’anziana, contattata telefonicamente da una sconosciuta che si è spacciata per una vecchia conoscente, ha mantenuto sangue freddo e lucidità, riconoscendo il raggiro e rifiutando la richiesta di denaro. La truffatrice, fingendo di essere malata di tumore al seno e bisognosa urgente di un intervento chirurgico privato, ha cercato di estorcere denaro facendo leva sulla compassione e sulla paura.
La vicenda è stata resa nota dal figlio della donna attraverso un post pubblicato su Facebook, con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza e mettere in guardia altre famiglie da situazioni simili. “Mia mamma, nonostante l’età, ha capito che si trattava di una truffa e ha cortesemente declinato l’invito”, ha scritto l’uomo, sottolineando che la chiamata è avvenuta tramite telefono fisso, uno dei canali più utilizzati per raggiungere anziani soli o particolarmente vulnerabili.
Il post ha raccolto in poche ore numerosi commenti, condivisioni e testimonianze di episodi analoghi avvenuti nella stessa zona. In diversi casi, le vittime hanno riferito di aver ricevuto telefonate simili: voci femminili, piangenti, che si fingevano nipoti o conoscenti malate, bisognose di un intervento urgente e impossibilitate ad attendere i tempi del servizio sanitario pubblico.
Quella tentata ad Agliè rientra nella cosiddetta “truffa del finto tumore”, uno stratagemma sempre più diffuso tra i raggiri telefonici. I truffatori, spesso ben informati su nomi, età e abitudini delle potenziali vittime, adottano un copione collaudato: pianto, urgenza, richiesta immediata di denaro. Le chiamate, purtroppo, non sono casuali: seguono schemi precisi e colpiscono chi è considerato più esposto, emotivamente e socialmente.
La lucidità della signora di Agliè, però, ha trasformato questo tentativo in un segnale di allerta. La sua capacità di riconoscere l’inganno ha impedito il peggio e ha offerto un esempio concreto di come reagire in queste situazioni. Nessuna denuncia formale, per ora, ma la pubblicazione del post ha avuto l’effetto di diffondere maggiore consapevolezza e attenzione sul territorio.
La vicenda conferma ancora una volta quanto sia fondamentale il dialogo all’interno delle famiglie. Parlare con i propri genitori e nonni, spiegare le dinamiche più comuni delle truffe telefoniche e incoraggiarli a non fornire mai informazioni personali o denaro via telefono resta il primo argine contro questi crimini.
In un contesto in cui i raggiri telefonici si moltiplicano, l’esperienza della signora alladiese diventa un piccolo, prezioso esempio di resistenza civile. E un richiamo concreto a proteggere chi è più esposto, ma non per questo meno capace di difendersi.