
Agliè: crolla il numero dei visitatori al castello ducale. Ben diciassettemila mila in un solo anno

Un’altra brutta e sconfortante storia italiana. Questa volta del tutto canavesana. Una storia legata alla mancata valorizzazione dei siti e degli edifici storici di particolare pregio dei quali il Canavese è particolarmente ricco. Nell’arco di un solo anno i turisti che hanno visitato il castello ducale di Agliè sono diminuiti di ben 17 mila unità. Più che di un calo si tratta di un vero r proprio crollo verticale, con inevitabili conseguenze sull’economia del paese e sui costi di mantenimento del pregevole castello sabaudo. Sono ormai lontani i tempi in cui il seguitissimo sceneggiato televisivo “Elisa di Rivombrosa” diretto da Cinzia TH Torrini e interpretato da Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi, aveva rinverdito i fasti del castello ducale e del borgo storico alladiese.
I numeri fotografano una situazione a dir poco sconfortante: nel 2014 il numero dei turisti ammontava a 69mila 929 contro i 52mila 844 del 2015. E l’ingresso gratuito ogni ultima domenica di ogni mese, voluto dal ministero Dario Franceschini non ha di fatto migliorato la situazione. Soprattutto quella economica se si considera che i visitatori che hanno pagato il biglietto sono stati 24mila 207 contro i 28mila 637 che non hanno pagato. In sostanza l’amministrazione del castello ducale di Agliè ha registrato un incasso lordo di 73mila ero. L’anno precedente, nel 2014, si era attestato intorno a 102 mila euro circa. Le concause che possono aver determinato il drastico calo di turisti possono essere addebitati al fatto nei mesi di novembre e dicembre l’edificio non era visitabile.
Al fatto che una volta esaurite il monte ore di straordinario di dipendenti non hanno garantito la regolare apertura della residenza costretta a una chiusura imprevista e forzata dei cancelli. Lo stesso è accaduto per lo splendido parco dato che i fondi per la manutenzione straordinaria e ordinaria non ci sono. E poi, in definitiva, si chiudono i monumenti perchè non ci sono i soldi per pagare spese e dipendenti. Meglio che rimangano chiusi e vadano in rovina, specchio di un Paese che col turismo potrebbe vivere e si autocondanna a dipendere da comparti produttivi sempre più in crisi. Anche questa è Italia. Purtroppo.