19/10/2016

Cronaca

L’opinione di Giorgio Cortese: sanità, perché non si applica la regola di Olivetti?

Canavese

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Sono letteralmente basito. Ieri mattina, ascoltando il giornale radio mentre viaggiava in auto, ho appreso che la Regione Piemonte aumenterà gli stipendi dei manager della Sanità per evitare che emigrino in altre Regioni disposte a pagare di più. La notizia relative all’aumento degli emolumenti ai direttori generali della Asl, lo confesso, mi ha lasciato sgomento. Ho provato un senso di imbarazzo per chi governa la Regione Piemonte, perché mi  pare che se da un lato  aumentano gli stipendi ai manager, dall’altra parte la base della piramide sanitaria, costituita dai medici e dagli infermieri, ovvero il personale sanitario che ci garantisce la salute, ha gli stipendi bloccati da anni. Non posso che pensare che, ancora una volta, a rimetterci siamo noi cittadini utenti e che, come Pantalone paghiamo per servizi che vengono costantemente tagliati, alle prese con attese e code interminabili che costringono molti a rivolgersi alle cliniche private convenzionate con il sistema sanitario.

Mi sorge spontanea la domanda: perché non si può ottenere la stessa efficenza negli ospedali potenziandoli e consentendo ai medici di prescrivere i farmaci che oggi vengono erogate col contagocce per non sforare la spesa sanitaria. Certo mi verrà detto che i manager sono quelli che fanno funzionare la Sanità nel territorio, ma trovo immorale che una persona guadagni così tanto. Ma un general manager quanto lavora? Trenta ore al giorno? Forse è finita l’epoca  della libertà dell’uguaglianza e della fraternità. Che sia finito  un mito  inseguito  dall’intera umanità  in ogni paese e il Dio il denaro ha divorato gli ideali della Rivoluzione Francese?

Per risalire la china morale da questa palude basterebbe applicare la regola dell’imprenditore eporediese Adriano Olivetti: una regola, basata sul buon senso, che i nostri attuali governanti dovrebbero trasformare in legge. Se ci fosse tale legge pensate  alle eventuali conseguenze dell’applicazione di una simile regola morale: si eliminerebbero la maggior parte delle storture socio economiche che segnano in negativo la nostra società e il nostro vivere quotidiano. Se veramente questa regola trovasse applicazione, vivremmo in un mondo in cui la maggior parte delle ingiustizie sociali vivrebbe soltanto nei libri di storia a testimonianza di una società ingiusta e iniqua che sarebbe stata spazzata via da una umanità finalmente pacificata.

Sono deluso e sinceramente non so se ricominciare a crederci, o crederci per ritrovare la forza di ricominciare.

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