16/06/2016
Cronaca
Ivrea: donna di 30 anni si frattura una caviglia, ma i medici non la operano e finiscono in tribunale
Ivrea
/Era caduta nel giardino di casa, come spesso accade. Una caduta che gli aveva procurato una frattura del malleolo peronale alla caviglia destra. La donna si sottopone a diverse visite e gli ortopedici tutte e tre le volte hanno escluso la necessità di un intervento chirurgico. Ma il problema permane. Alla viene operata, ma l’intervento non le impedisce di riportare un’invalità dell’8%. Protagonista dell’avventura è una donna, 30 anni, residente a San Colombano Belmonte. La donna si è rivolta all’avvocato Andrea Bertano e si è costituita in giudizio come parte civile in un processo caratterizzato da un’inevitabile battaglia di periti.
Ma sulla vicenda giudiziaria aleggia un mistero: dal fascicolo è sparita la lista dei testimoni di una delle difese. La stranezza è emersa nel corso nell’udienza che ha avuto luogo nella pattinata di ieri in tribunale a Ivrea. I fatti: la vicenda risale al 2009. La donna cade in giardino. L.M. Il 26 settembre, qualche dopo l’infortunio domestico, effettua una prima visita dall’ortopedico Fabrio Prozzo (difeso dagli avvocati Mario Benni ed Enrico Scolari) in servizio all’ospedale Ivrea. Dopo averla visitata il professionista rassicura la paziente: l’intervento chirurgico non è necessario. Basterà calzare uno stivaletto di vetroresina per qualche tempo.
Il 5 di ottobre L.M. Si rivolge a Romina Lombardo, 40 anni, dell’ospedale di Cuorgnè (rappresentata dall’avvocato Latini di Aosta). Il medico ritiene che lo stivaletto favorisce la guarigione e la rimanda ad un controllo da effettuare dopo tre settimane. Le vicissitudini della donna non terminano qui: il 26 ottobre viene visitata da un terzo ortopedico, Mauro Cossavela, 42 anni di Cuorgnè (Avvocato Mauro Bianchetti), ma ormai è troppo tardi. La frattura si è ormai cronicizzata. Poco dopo dopo la paziente si sottopone ad un intervento chirurgico in artroscopia, ma ormai l’intervento non serve. Il professor Gian Carlo Gino, perito di parte civile, conferma che se si fosse intervenuto in tempo la paziente non avrebbe riportato l’invalidità. La donna sporge denuncia e i medici sono finiti alla sbarra. L’udienza è stata rinviata al primo febbraio del 2017.
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