
Teatro e memoria: lo spettacolo sugli ultimi 55 giorni di Moro chiude il Concorso Internazionale di Chivasso
È stato uno spettacolo di forte impatto visivo ed emotivo a chiudere la nona edizione del Concorso Nazionale di Teatro di Chivasso, promosso dall’assessorato alla Cultura e organizzato dall’Officina culturale presieduta da Maria Paola Cena, in collaborazione con l’Ascom chivassese e la Uilt (Unione Italiana Libero Teatro). Sul palco del Teatrino Civico, sono saliti, nella serata di sabato 13 dicembre, gli attori della Compagnia Le Colonne di Sezze, che ha portato in scena 55 giorni, un intenso racconto teatrale dedicato agli ultimi 55 giorni di vita di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978.
A dare particolare risalto allo spettacolo è stato l’intervento dell’assessore alla Cultura, all’Istruzione e alla Legalità Gianluca Vitale, che nella presentazione ha sottolineato con forza il valore civile e simbolico della rappresentazione. «È un racconto che ancora oggi, a decenni di distanza, fa serpeggiare un brivido di paura», ha affermato Vitale. «Un racconto drammatizzato che ripercorre gli intensi e terribili giorni tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978: dal rapimento di Aldo Moro all’uccisione della scorta, fino al ritrovamento del suo corpo».
Parole che hanno introdotto uno spettacolo capace di andare oltre la semplice ricostruzione storica. Come ha evidenziato lo stesso assessore, la messa in scena «non si limita alla cronaca, ma solleva il velo su misteri, omissioni e depistaggi che ancora oggi interrogano il Paese», restituendo allo spettatore tutta la complessità di una delle pagine più buie della storia repubblicana.
La piéce presentata a Chivasso si inserisce in un percorso di ricerca artistica e civile che l’associazione culturale Le Colonne dedica da anni alla figura di Aldo Moro. Il 6 febbraio 2007 la compagnia aveva debuttato in prima nazionale con Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro, spettacolo replicato per oltre dieci anni in numerose città italiane e la cui lunga tournée si è conclusa all’Università di Bari, dove Moro studiò e insegnò e che oggi porta il suo nome. Nel 2008, con lo stesso titolo, l’associazione ha realizzato anche un documentario che ha visto il contributo di studiosi del caso Moro come Sergio Flamigni e Ilaria Moroni, familiari delle vittime tra cui Agnese Moro e Maria Ricci, magistrati come Rosario Priore, collaboratori di Moro quali Corrado Guerzoni e protagonisti degli anni di piombo come Alberto Franceschini.
Il percorso di approfondimento è proseguito nel 2023 con la pubblicazione, da parte del direttore artistico Giancarlo Loffarelli, del volume La spiritualità di Aldo Moro nelle lettere dalla prigionia (Pazzini editore). 55 giorni, andato in scena nel 2025, rappresenta l’evoluzione di questo lungo lavoro di ricerca: uno spettacolo aggiornato alla luce di contenuti che nel 2007 erano ancora ignoti, pensato come vero e proprio teatro di narrazione.
La scenografia, costituita da cubi che gli attori hanno spostato a vista, ha descritto con forte valore simbolico luoghi e sensazioni della vicenda: la casa di Moro in via del Forte Trionfale 79, l’incrocio tra via Fani e via Stresa teatro della strage, il covo brigatista di via Gradoli in cui lo statista venne condotto, piazza Barberini dove si riunì la direzione della colonna romana delle Brigate Rosse, fino alla Renault 4 rossa sulla quale Moro fu ucciso e ritrovato. In scena dominano soltanto tre colori: il bianco, simbolo della ricerca della verità e delle luci che tentano di svelarla; il nero, che rappresenta il buio ancora fitto su molti aspetti della vicenda; il rosso, colore della bandiera delle Brigate Rosse, del sangue delle vittime e dell’auto che segnò l’epilogo del sequestro.
La colonna sono ha rafforzato il racconto con una doppia funzione: i brani di musica colta – da Mozart a Verdi, da Chopin a Stravinskij e Šostakovič – sottolineano emotivamente i passaggi più intensi, mentre quelli della musica popolare italiana – De Gregori, Vecchioni, Guccini, De André – collocano la vicenda nel suo tempo storico, essendo tutti brani pubblicati nel 1978.
Nel corso della serata è stato inoltre assegnato il Premio NocciolArt dell’Ascom, conferito quest’anno al maestro Dario Lavesero per il suo infaticabile impegno nel portare la musica chivassese oltre i confini locali e nazionali. Ha poi fatto seguito la premiazione del Concorso in base ai giudizi espressi dalla giuria tecnica, da quella NoccioArt e dal pubblico: il presidente dell’Ascom Carlo Nicolsi e i consiglieri comunali Clara Marta e Giovanni Scinica hanno consegnato il premio per la miglior regia a Gianni Petrosino, della Compagnia Avalon di Battipaglia che ha partecipato con “Le Voci di dentro” di Eduardo De Filippo che ha conquistato anche il riconoscimento della Uilt Piemonte e quello per il miglior spettacolo. Il riconoscimento Nocciolart è stato assegnato alla Compagnia Pentateatro che ha presentato “Il ribelle, Peppino Impastato”
La chiusura del Concorso, divenuto ormai un punto di riferimento teatrale nel panorama nazionale e internazionale ha così unito teatro, memoria e riflessione civile, confermando il ruolo centrale della rassegna nel panorama culturale cittadino e la volontà dell’amministrazione comunale di continuare a promuovere iniziative capaci di coniugare arte, storia e impegno civile.
Francesco Sermone