
Ciriè, violenta aggressione al pronto soccorso: sette operatori sanitari feriti, arrestato un 51enne
Momenti di violenza e paura all’ospedale di Ciriè nella giornata di lunedì 29 settembre, quando un uomo di 51 anni, di nazionalità italiana, ha dato in escandescenze al pronto soccorso. Nel giro di pochi minuti ha aggredito sette operatori sanitari, tra medici e infermieri, e spintonato i carabinieri intervenuti sul posto. L’uomo è stato arrestato dai militari dell’Arma e dovrà rispondere, oltre che delle lesioni, anche dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
L’episodio ha sollevato dure prese di posizione da parte delle organizzazioni sindacali. Giuseppe Summa, della segreteria territoriale di Nursind Torino, e Chiara Rivetti, della segreteria regionale Anaao-Assomed Piemonte, hanno parlato di un «ennesimo grave episodio a dimostrazione che ciò che è stato fatto non è ancora sufficiente». «Questa volta sono sette gli operatori rimasti coinvolti – hanno sottolineato – qualcuno con importanti danni fisici e altri con prognosi di più giorni. Il problema è complesso, ma questo non giustifica l’assenza di misure adeguate: ad oggi non vi è ancora la presenza continua di vigilanza armata o di forze dell’ordine, né protocolli operativi con le autorità come previsto dalla norma».
Summa e Rivetti hanno poi richiamato la necessità di nuove misure strutturali e organizzative: «Servono schermi e monitor che forniscano in tempo reale le informazioni sulle prestazioni, spazi di attesa più confortevoli e soprattutto più personale. Colmare le carenze di organico permetterebbe non solo di ridurre i tempi d’attesa ma anche di informare meglio i pazienti, evitando tensioni».
Un invito forte anche alle istituzioni regionali: «Auspichiamo che la Regione si faccia carico del problema strutturalmente, verificando costantemente le azioni messe in campo e garantendo sostegno agli operatori, dal patrocinio gratuito al supporto psicologico fino alla possibilità per le aziende di costituirsi parte civile. Le difficoltà economiche e sociali, unite all’aumento dell’aggressività, spingono troppo spesso i pazienti a sfogare la rabbia proprio contro chi è lì per aiutarli. Questo non è accettabile».
L’aggressione di Ciriè riporta così in primo piano un tema che da mesi scuote il mondo sanitario piemontese: la sicurezza degli operatori in corsia e la necessità di misure efficaci e immediate per tutelare chi ogni giorno lavora in prima linea.