
Truffe agli anziani, ondata di raggiri nel Canavese: telefonate shock da finti carabinieri per rubare soldi e gioielli
«Sua figlia ha investito una persona, servono subito dei soldi». È una delle frasi usate dai truffatori che, negli ultimi giorni, hanno preso di mira il Canavese. Telefonate agghiaccianti, studiate per destabilizzare soprattutto gli anziani, spingendoli a consegnare denaro o gioielli. A Pont Canavese e Cuorgnè diverse famiglie sono cadute nel mirino dei falsi carabinieri: la paura, almeno in un caso, è stata tanta da richiedere l’intervento dei parenti per evitare il peggio. Il copione è sempre lo stesso, cambia solo l’ambientazione. Gli anziani restano il bersaglio preferito. Nel caso dei genitori di una residente di Pont, la chiamata è arrivata sul telefono fisso: la voce dall’altra parte si è spacciata per un carabiniere di Cuorgnè, parlando di un grave incidente che coinvolgeva la figlia. Panico, agitazione, confusione. Solo la telefonata diretta della giovane e la presenza dei fratelli ha riportato la calma. Il fenomeno non è nuovo, ma negli anni si è affinato.
Ci sono i finti tecnici del gas o della luce che entrano in casa con la scusa di verificare una perdita, i falsi postini che consegnano pacchi mai ordinati e pretendono denaro contante, fino ai raggiri “digitali” via sms o WhatsApp: il messaggio «Ciao mamma, ho cambiato numero, mi servono urgentemente 500 euro» ha già fatto centinaia di vittime. A Milano due uomini si sono spacciati per tecnici dell’acqua: mentre uno distraeva l’anziana proprietaria, l’altro rovistava nelle stanze. Sono stati arrestati grazie all’intervento dei vicini. Fortunatamente, non sempre i malviventi riescono a colpire.
A Torino un’anziana ha smascherato il finto nipote chiedendo dettagli che il truffatore non sapeva fornire. A Bologna, un pensionato ha fotografato un falso avvocato presentatosi a casa, aiutando le forze dell’ordine a identificarlo. Gli anziani restano il bersaglio privilegiato non solo per la fragilità fisica, ma anche psicologica. La solitudine gioca un ruolo determinante: chi vive solo è più esposto al rischio di fidarsi di una voce “autorevole” al telefono o di chi si presenta alla porta. Il meccanismo si fonda sul panico e sulla fretta: «suo figlio è ferito», «sua nipote rischia la galera», frasi che bloccano la lucidità e innescano la reazione emotiva.
Le forze dell’ordine raccomandano: mai aprire la porta a sconosciuti, mai consegnare denaro o oggetti di valore, anche se chi bussa mostra una divisa o un tesserino. In caso di telefonate sospette è bene riattaccare subito senza fornire informazioni personali, contattare direttamente il familiare citato e chiamare immediatamente il 112. Parlarne in famiglia e concordare una parola d’ordine può fare la differenza. Secondo il Ministero dell’Interno, le truffe agli anziani sono in costante aumento: migliaia i casi registrati nel 2024, molti dei quali mai denunciati per vergogna. In molte città sono stati avviati sportelli anti-truffa e incontri pubblici per sensibilizzare i cittadini.
Contrastare i raggiri non è solo questione di polizia, ma di comunità. Una visita di un vicino, una telefonata dei figli, l’attenzione di gruppi di volontariato possono spezzare la solitudine che spesso apre la porta ai truffatori. Perché la loro arma più potente, come dimostrano i racconti di questi giorni in Canavese, non è l’astuzia, ma la solitudine.