
Turismo in montagna, il Rapporto Uncem 2025: Piemonte tra potenzialità e sfide, dal Canavese alle Valli di Lanzo
Il turismo in montagna cresce e porta ricchezza, ma anche contraddizioni che impongono nuove riflessioni. È quanto emerge dal Rapporto Montagne Italia 2025 presentato da Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti montani. Nelle Alpi e negli Appennini il turismo incide in media per il 6,7% del Pil, in linea con la media nazionale, a conferma di un comparto tutt’altro che marginale. I numeri parlano chiaro: 19,3 posti letto ogni 100 abitanti, 1.200 presenze annuali per 100 abitanti e una permanenza media di 3,1 giorni. Un fenomeno che nell’estate 2024 ha visto una nuova impennata.
L’indagine Ipsos che accompagna il Rapporto rivela che il 90% degli italiani considera la montagna una meta turistica attrattiva e il 56% la immagina come luogo dove poter vivere stabilmente. Un segnale di riscoperta, legato anche alla ricerca di spazi meno congestionati e più sostenibili. Nonostante questo, Uncem respinge il termine “overtourism”: non Venezia né Cinque Terre, ma picchi di affluenza in giornate e luoghi specifici. Il nodo non è la quantità, ma la qualità dei visitatori: la montagna è un sistema vivo, fatto di comunità che vanno sostenute anche con piccoli gesti quotidiani.
Il Piemonte rappresenta un caso intermedio. Secondo il Rapporto, la filiera turistica pesa per il 62,7% sulla vita economica regionale, sopra la media nazionale. Ma le presenze turistiche per 100 abitanti restano basse: 2,52, contro le 25,34 del Trentino-Alto Adige. Una distanza che evidenzia come il patrimonio naturalistico e culturale piemontese sia ancora sottoutilizzato. La durata media dei soggiorni, ferma a 3,1 giorni, indica un turismo breve, spesso “mordi e fuggi”.
Le Valli di Lanzo e il Canavese offrono un esempio concreto: in estate crescono escursionismo, ciclismo e turismo sportivo, con un incremento di presenze in rifugi e strutture extralberghiere. Ma la pressione si concentra su poche mete iconiche, come le cascate di Pian della Mussa o i laghi di Candia e Meugliano, dove in alcuni weekend le amministrazioni hanno introdotto limitazioni al traffico per gestire l’afflusso. Situazioni simili a quelle delle Dolomiti, ma su scala ridotta: non un turismo strutturalmente eccessivo, bensì picchi da governare.
Il Rapporto evidenzia anche il ruolo occupazionale: in media 650 addetti per comunità montana, con punte oltre 9.000 in Alto Adige. In Piemonte il potenziale ricettivo è alto – 40 posti letto ogni 100 abitanti – ma spesso concentrato in pochi poli e sottoutilizzato in aree secondarie.
La sfida, secondo Uncem, è redistribuire i flussi, promuovere accoglienza diffusa e incentivare forme di turismo consapevole. Non assistenzialismo, ma sostegno concreto alle comunità che tengono vivi i territori. È questa la bussola per trasformare il turismo montano in un motore di sviluppo sostenibile, capace di dare futuro anche a valli meno conosciute come quelle del Canavese e delle Valli di Lanzo.