
Medico di Chivasso arrestato per pedopornografia: accuse gravissime, indagini partite da Roma
È stato eseguito nei giorni scorsi, su mandato del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, l’arresto di un medico residente a Chivasso, professionista stimato e attivo in ambito sportivo e sociale. L’uomo, sulla quarantina, è gravemente indiziato dei reati di produzione di materiale pedopornografico mediante sfruttamento di minori (art. 600-ter c.p.) e detenzione di ingente quantità di materiale illecito (art. 600-quater).
L’indagine, durata oltre due anni, è stata coordinata in una prima fase dalla Procura della Repubblica di Roma e successivamente trasmessa per competenza territoriale alla Procura di Torino. Le attività investigative sono state condotte dagli specialisti del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (CNCPO) con il supporto del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica del capoluogo piemontese.
Il procedimento è scaturito da un decreto di perquisizione informatica e personale emesso dalla magistratura romana, a seguito del monitoraggio di identità virtuali riconducibili all’indagato. L’analisi forense del materiale informatico sequestrato – tra cui computer, hard disk, dispositivi mobili e memorie esterne – ha consentito di individuare numerosi contenuti a carattere pedopornografico, nonché conversazioni in ambienti protetti del Dark Web e rapporti documentati con soggetti minorenni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo sarebbe stato attivo per circa dodici anni in circuiti clandestini di scambio di materiale illecito, e avrebbe prodotto parte dei contenuti attraverso interazioni avvenute in rete. È emersa inoltre una rete di contatti tra cui un sacerdote bresciano già arrestato nel maggio scorso per fatti analoghi. I due sarebbero stati coinvolti in un tentativo di organizzare un gruppo nazionale dedito alla creazione di nuovi contenuti digitali a sfondo pedopornografico.
Il professionista, molto noto in ambito locale, è attualmente sottoposto a misura cautelare in carcere. La Procura di Torino ha confermato la gravità degli elementi raccolti, che saranno sottoposti al vaglio del giudice nelle fasi successive del procedimento.
Come previsto dall’ordinamento, la posizione dell’indagato sarà valutata nell’ambito del contraddittorio processuale e nel rispetto della presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva.