
Ivrea: l’ultimo doloroso saluto a Luigi Ferrando, pioniere del vino canavesano. Aveva 84 anni
Giovedì 17 luglio, nella chiesa parrocchiale di Sant’Ulderico a Ivrea, si sono svolti i funerali di Luigi Ferrando, storico vignaiolo e imprenditore, figura di riferimento per il mondo enologico canavesano. Aveva 84 anni. La sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio non solo nella città delle Rosse Torri, ma anche tra gli appassionati e i professionisti del vino in tutta la regione. Ferrando è stato il protagonista di una lunga storia familiare, oggi giunta alla quinta generazione, che affonda le radici nel 1890, quando Giuseppe Ferrando — bisnonno di Roberto, attuale titolare — si trasferì ad Ivrea da Acqui con l’intento di far conoscere i vini piemontesi in Valle d’Aosta.
Con determinazione e visione, Luigi e suo padre contribuirono in modo decisivo allo sviluppo dell’azienda, all’epoca ospitata nei locali dell’ex convento di San Bernardino, sotto l’abitazione dell’ingegner Camillo Olivetti. Fu a partire dal 1957, insieme al nipote Giuseppe, che Ferrando intraprese una nuova sfida: la valorizzazione del vitigno Nebbiolo nel territorio di Carema, dove nel 1964 la famiglia realizzò una cantina dedicata alla produzione e all’invecchiamento del Carema, uno dei vini più rari e apprezzati del Piemonte, riconosciuto come DOC nel 1967.
A ricordarlo con commozione è stato anche Mauro Carosso, presidente di AIS Piemonte: «Ais Piemonte è vicina a Roberto e Andrea Ferrando per la perdita del papà Luigi. La notizia ha riacceso tanti ricordi legati a un uomo a cui il Canavese deve molto. Visionario e lungimirante, capace di creare ponti nel mondo enologico, ha contribuito in modo decisivo alla valorizzazione dell’Erbaluce e del Carema. L’etichetta nera oggi è un classico assoluto. Ricordo con affetto una serata memorabile con Vittorio Boratto: il Caluso Passito Cariola, prodotto con Luigi, ha fatto la storia di questo vino. Oggi, aprendo una bottiglia di Carema, l’emozione sarà ancora più intensa.»
Luigi Ferrando lascia i figli Andrea con Romina e Roberto con Claudia, oltre agli amati nipoti Marco e Niccolò. Con la sua scomparsa, il mondo del vino piemontese perde un ambasciatore autentico del territorio, capace di coniugare tradizione, innovazione e umanità.