
Pont Canavese: dichiara di lavorare come colf per il permesso di soggiorno ma viene scoperto
Un uomo di origine marocchina si trova al centro di una controversia legale dopo che il questore di Torino ha negato il rinnovo del suo permesso di soggiorno. L’uomo aveva dichiarato di essere impiegato come colf presso l’abitazione di una pensionata a Pont Canavese, ma un controllo dei carabinieri ha rivelato che l’indirizzo fornito era in realtà disabitato. La situazione si è ulteriormente complicata quando, a seguito di verifiche effettuate dall’Inps, non sono emersi versamenti contributivi che potessero attestare l’esistenza del rapporto lavorativo dichiarato.
La pensionata in questione, pur essendo proprietaria di alcune abitazioni, non risiedeva nell’alloggio indicato e non risultava titolare di redditi sufficienti a giustificare l’assunzione di personale domestico. Questi dettagli hanno portato all’annullamento del permesso di soggiorno dell’uomo, che ha poi presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Piemonte.
Tuttavia, la corte ha respinto il ricorso il 6 maggio 2024, sostenendo che le prove presentate dall’amministrazione erano convincenti e che le argomentazioni del ricorrente, basate su documenti non supportati da pagamenti effettivi o contributi, non erano sufficienti a ribaltare la decisione iniziale.
Di conseguenza, il ricorrente si è visto negare il permesso di soggiorno e ora si trova anche a dover affrontare le spese legali del processo, ammontanti a 1500 euro, a favore del Ministero dell’Interno.