Caselle, rovinato per aver denunciato la ‘ndrangheta. Esposito: “Avrei fatto meglio a far finta di niente”

10/04/2021

Denunciare la ‘ndrangheta? All’architetto e ingegnere di Caselle Mauro Esposito pareva la cosa giusta da fare quando si è trovato di fronte alla Piovra che voleva renderlo complice delle sue malefatte. Anni in cui ha denunciato i tentativi di estorsione, le minacce ricolte dalla criminalità organizzata a lui e alla sua famiglia. E ora nonostante sia stato la chiave di volta del processo che ha svelato gl’intrecci della ‘ndrangheta in Val di Susa si trova sull’orlo della rovina. Da stimato e benestante professionista è ora sull’orlo del fallimento per essere stato un testimone di giustizia. Di lui si è occupato Luigi Pelazza, nella puntata andata in onda lo scorso martedì, anche la trasmissione televisiva di Italia Uno “Le Iene”.

In poco più di dieci minuti la l’inchiesta televisiva ha ripercorso le tappe salienti della disavventura di cui è protagonista l’imprenditore casellese. Convinto fin dall’inizio di aver fatto la cosa giusta, adesso Mauro Esposito è costretto ad ammettere che gli sarebbe convenuto girarsi dall’altra parte ed evitare di denunciare la criminalità organizzata. In questi anni, a parte uno sparuto gruppo di amici, di don Ciotti e del testimone di giustizia Pino Masciari, Esposito ha combattuto da solo la sua battaglia contro la ‘ndrangheta. Una battaglia che gli è costata tutto e condotta senza il sostegno (dovuto) dello Stato.

L’odissea di Mauro Esposito inizia nel 2009 quando si rifiuta di avvallare varianti fittizie in un complesso edilizio del quale era direttore dei lavori a Rivoli. Varianti che comportano costi superiori a quelli previsti dal progetto iniziale. Esposito, da persona onesta qual è non ci sta e si rivolge all’autorità giudiziaria. Dalle sue denunce, raccolte dalla procura della Repubblica di Torino è nata un’inchiesta denominata “San Michele” che porterà nel 2014 all’arresto dei membri della ‘drina di San Mauro Marchesato e culminata nella celebrazione del processo penale omonimo.

L’imprenditore ha chiesto di poter accedere ai fondi per chi ha subito un’estorsione e denuncia. È il 2017. Luigi Pelazza si è anche recato a Torino in Prefettura per perorare la causa del professionista ma gli viene risposto che risultano motivi sufficienti per risarcirlo. Mauro Esposito è stremato e deve anche fare ricorso agli psicofarmaci. E non è tutto: ad un certo punto anche l’Inarcassa si mette di traverso e gli revoca il Durc, ovvero il documento unico di regolarità contributiva alla Me Studio del quale l’architetto è titolare. Un provvedimento che impedisce, di fatto, alla società di Caselle, di continuare l’attività professionale.

Nel 2017 Esposito ottiene dalla Procura di Torino una sospensiva di 3 anni che è scaduta lo scorso 21 dicembre 2020 relativa al versamento di tasse e contributi senza l’aggiunta di more e interessi. Va detto che l’Agenzia delle Entrate si è adeguata al provvedimento giudiziario ma l’Inarcassa si è dimostrata irremovibile, sospendendo una solo una rata di 30 mila euro e ha successivamente preteso il versamento di tutti i pagamenti. Risultato? Lo studio è chiuso.

L’inchiesta condotta dalla trasmissione televisiva “Le Iene” ha smosso le acque, riportando alla ribalta una vicenda assurda e surreale, dove gli onesti sembrano essere sempre colpevoli e sconfitti. Mauro Esposito non si dà per vinto anche se ha capito che essere onesti non paga. Anzi. (Fotogramma tratto dalla trasmissione televisiva Le Iene).

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