04/04/2020
Coronavirus in Canavese, il consigliere Avetta (Pd): “Nessuna polemica, ma si risolvano le criticità”
In questo particolare momento nel quale l’emergenza causata dal Coronavirus richiede la collaborazione di tutti, anche in Consiglio regionale la tendenza è quella di mettere da parte, almeno per il momento, le polemiche politiche. Il consigliere regionale del Partito democratico, il canavesano Alberto Avetta afferma: “Durante il Consiglio regionale di martedì 31 marzo abbiamo ringraziato il Presidente Cirio per l’impegno e, al tempo stesso, gli abbiamo chiesto di mettere da parte ogni polemica con il Governo nazionale perché pensiamo che in questo momento, più che mai, sia indispensabile unità per superare questa emergenza.
Tuttavia c’è un dato di fatto: abbiamo superato le 4 settimane di emergenza ed oggi siamo nelle condizioni oggettive di valutare quali procedure stanno funzionando e quali, al contrario, non hanno dato i risultati auspicati”.
In sostanza, senza voler strumentalizzare, sottolinea Alberto Avetta, il gruppo consigliare del Pd ha evidenziato alcune criticità e avanzato alcune proposte: “Siamo in ritardo sui tamponi: rileviamo con favore l’inversione di tendenza degli ultimi giorni, che segue le prese di posizione forti e reiterate di tutto il Gruppo Pd affinché questa carenza fosse corretta – spiega l’esponente politico -. Ma la situazione resta fortemente deficitaria se rapportata ai numeri delle altre regioni più colpite dal virus. Confidiamo nel recupero”.
E poi c’è il problema delle Unità speciali di continuità dato che mancano, come sottolinea Alberto Avetta le linee guida che chiariscano e rendano uniforme il modello e il suo funzionamento.
“Siamo in ritardo sulle Rsa. Finalmente l’Unità di Crisi se ne sta occupando ma la situazione resta molto critica. Nel nostro territorio ci sono casi altamente complessi come quelli di Bosconero o di Brusasco per citare solo i più noti. Ora si prevedono interventi più mirati ma fino ad ora è mancato un coordinamento con i Sindaci e con i direttori sui protocolli e modalità di intervento e di gestione della fase emergenziale”.
Oltre a questo va affrontato il problema del rapporto tra l’Unità di Crisi Regionale e i sindaci che devono essere informati in modo corretto e in modo uniforme sui dati statistici del contagio.
“Per questo abbiamo chiesto che i dati vengano forniti, comune per comune, dall’Unita di Crisi. Ciò sgraverebbe i sindaci, soprattutto quelli dei piccoli comuni che non hanno strutture adeguate, eviterebbe difformità tra territori, scongiurerebbe la circolazione di notizie distorte ed enfatizzate attraverso i social. Rileviamo con favore l’attivazione di una piattaforma digitale di gestione dei dati che, tuttavia, non affronta la questione di come debbano essere diffusi e di chi li debba diffondere ai cittadini ed ai giornalisti. La confusione permane su questo punto e non è d’aiuto per nessuno”.
Dai territori, rileva Avetta, giungono proposte per una più efficace utilizzazione di strutture ospedaliere nuove (Biella) e di riattivazione delle strutture ospedaliere dismesse (il Maria Adelaide di Torino o l’ospedale di Castellamonte). Il presidente della Regione Alberto Cirio ha affermato che il Coronavirus imporrà un nuovo modello di sanità in cui la medicina territoriale ed il rapporto tra ospedale e territorio saranno da ripensare.
“E’ una considerazione generica ma condivisibile che, tuttavia, va riempita di contenuto. Tempo fa, a proposito del progetto del nuovo ospedale di Ivrea, avevo sottolineato come fosse necessario un ragionamento complessivo che considerasse anche il destino delle strutture di Cuorgnè e di Castellamonte – conclude il consigliere regionale” -. Per questo non ci può bastare la risposta laconica dell’Assessore Icardi: “’non si può’. I piemontesi hanno il diritto di sapere qual è l’orizzonte, la visione strategica, l’obiettivo verso cui questa maggioranza intende indirizzare la sanità post coronavirus”.
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