26/11/2019

Salute a rischio per mancata assistenza. Il NurSind denuncia: “Pochi infermieri, troppi pazienti”

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Il Nursind Piemonte dedicherà la settimana del 25 novembre al rischio per la salute del paziente per l’assistenza non erogata. Un messaggio rivolto alle istituzioni e alla popolazione attraverso l’affissione di manifesti lungo le strade del capoluogo e delle altre province della nostra regione. L’iniziativa prevederà inoltre durante la settimana la divulgazione massiccia di volantini e manifesti presso tutti i presidi ospedalieri del Piemonte. Il sindacato delle professioni infermieristiche ritiene sia importante il coinvolgimento della popolazione su un tema che si interessa chi le cure le presta ma soprattutto interessa chi le cure le riceve. Il bisogno di cura e di assistenza dei cittadini infatti devono essere messi al centro di qualsiasi idea di sanità si abbia e di qualsiasi modello organizzativo si voglia adottare.

“Riuscire ad assicurare le cure che allo stato attuale risultano essere incompiute è una necessità. Attuare tutti gli interventi necessari da parte di tutti gli attori in campo, un dovere. Studi internazionali come RN4CAST (Registered Nurse forecasting) che hanno coinvolto numerosi paesi europei tra i quali l’Italia, dimostrano che se un infermiere segue più di 6 pazienti le cure risultano incompiute, pertanto l’assistenza non erogata aumenta il rischio per la salute dei pazienti – spiega Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind -. L’analisi dei dati infatti dice che nel caso di un rapporto paziente infermiere più alto, oltre il 40 % delle cure infermieristiche risultano incompiute con il rischio di inevitabili complicanze, anche importanti per la salute dei pazienti. Nella nostra regione secondo i dati emersi da un sondaggio svolto dal NurSind, su un significativo campione di circa 1000 infermieri operanti presso i reparti di area medica e chirurgica di tutti i principali presidi ospedalieri del Piemonte, dice che questo rapporto necessita di essere assolutamente migliorato, specie in alcune province”.

I dati non lasciano adito a dubbi: in Piemonte il 52% degli infermieri operanti nei reparti di degenza di area medica e chirurgica lavora con un rapporto paziente infermiere uguale o superiore a 10:1 Di questi solo il 16,1% dichiara di lavorare con un rapporto 10:1 mentre il 28,5% si attesta ad un rapporto che va da 10 a 15:1 e il 7,3% addirittura oltre il 15:1.
Forti criticità e maglia nera alla provincia di Torino dove oltre il 60% afferma di lavorare con un rapporto paziente infermiere tra il 10 e 15:1 e il 10% oltre al 15:1. In testa, per un migliore rapporto paziente infermiere, si colloca la provincia di Biella. Il rapporto paziente infermiere nei reparti di degenza di area medica e chirurgica va da un lusinghiero rapporto ottimale 6:1 ad un massimo di 9:1, seguita dalla provincia di Cuneo. Percentuali meno confortanti invece nelle altre province, ad Asti e Alessandria la quasi totalità degli infermieri che lavora in queste aree lo fa con un rapporto tra 10:1 e 15:1 cosi come nel Verbano-Cusio-Ossola. In mezzo si collocano le province di Vercelli e Novara dove il rapporto infermiere paziente in questi reparti fatica a scendere sotto i 10:1

È evidente che per arrivare ad un rapporto paziente infermiere adeguato a tutelare la salute del cittadino evitando i rischi derivanti dalle cure incompiute, mancano all’appello ancora molti infermieri in Piemonte – commenta Francesco Coppolella -. Il bisogno di salute, di cure e di assistenza della popolazione si è notevolmente modificato negli ultimi anni con un incremento dei carichi di lavoro che ha reso necessarie modifiche organizzative che non si sono ancora concretizzate”.

Il graduale invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle cronicità richiedono infatti nuovi modelli che coinvolgano maggiormente gli infermieri. Inoltre, le criticità di alcune importati aree necessitano di poter affidare competenze avanzate agli stessi infermieri. La Regione Veneto ad esempio con la delibera 1.580 del 29 ottobre 2019, ha approvato l’istituzione dei percorsi di formazione complementare per l’acquisizione delle competenze avanzate per lo svolgimento di funzioni con assunzione di elevata responsabilità e maggiormente complesse rispetto al profilo di appartenenza. Sono stati individuati gli ambiti prioritari, su cui realizzare la progettazione e la programmazione dei percorsi di formazione complementare regionale rispondenti alle problematiche organizzativo-assistenziali delle aziende sanitarie e della popolazione. Gli infermieri sono pronti purché questo venga riconosciuto e valorizzato.

“Su questo punto abbiamo trovato disponibilità da parte dell’assessore regionale Icardi – conclude il segretario regionale del NurSind – al quale chiediamo anche un impegno affinché le aziende rispettino i piani di fabbisogno di personale, prevengano le criticità incrementando tempestivamente gli organici laddove si renda necessario, utilizzino le risorse professionali per le proprie competenze e organizzino i servizi per garantire di poter lavorare in modo dignitoso”.

 

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