
Blue Jeans: canavesani, genovesi e chieresi ne rivendicano la paternità

Non è una diatriba di poco conto. Chi ha inventato i blue jeans? I genovesi, i chieresi o i laboriosi artigiani di Pont Canavese? Attribuire con certezza la paternità di uno degli indumenti più famosi di ogni tempo non è certo un’impresa facile ma intanto la polemica infuria.
Andiamo avanti con ordine: il capo d’abbigliamento, inventato nell’Ottocento, nel corso di un secolo e mezzo, ha segnato il carattere e la moda di tante e tante generazioni sia Oltre Oceano che in Occidente. Indossati dai cow boys americani, dai marinai, dai giovani hippy, da attori che sono passati alla storia del cinema (Jeames Dean su tutti) i jeans hanno attraversato i decenni cambiando foggia, anche colore, ma non hanno mai perso il loro fascino.
A vantare per primi la confezione del celeberrimo tessuto sono stati, già parecchi anni fa i genovesi. Più tardi entra in scena Pont Canavese che sostiene che il tessuto color blu, ricavato dagli spessi tendoni che coprivano le merci sulle navi da trasporto per proteggerli dalle intemperie, veniva prodotto nella prima metà dell’Ottocento nella “Reale Manifattura d’Annecy e Pont”.
Infine è la volta di Chieri, una delle capitali europee dell’industria tessile. La città sostiene che già nel XV secolo, il tessuto veniva prodotto dagli artigiani locali e venduto, in seguito, ai marinai genovesi che da quei teloni ne ricavarono dei pantaloni oltremodo resistenti. E, a sostegno di quanto sostenuto, Chieri ha deciso di celebrare il ruolo storico giocato nel comparto del tessile. In occasione della patronale che avrà luogo il 13 e 14 settembre è stato deciso di istituire la manifestazione denominata “Settembre in Jeans”.
Comunque sia, la stoffa ruvida e robusta di color blu, è entrata nella storia. E non solo di quella della moda.