
La Finanza confisca beni per due milioni di euro e indaga 26 nomadi ritenuti responsabili di reati

Ventisei persone indagate e confisca di beni per due milioni di euro: è il bilancio di un’operazione che ha visto impegnati gli agenti della Guardia Finanza che ha eseguito nei giorni scorsi nei principali campi rom del Torinese (Borgaro compreso) sia regolari e sia abusivi. Nelle maglie della giustizia sono finiti individui abitualmente dediti alla commissioni di reati e che risultavano disoccupati, nonostante disponessero di terreni, denaro in diversi conti correnti bancari e autovetture.
A originare l’inchiesta giudiziaria, era stata un’indagine avviata alcuni anni fa: in questo lasso di tempo investigatori e inquirenti sono riusciti a dimostrare che gli indagati vivevano con i proventi di attività criminose come i numerosi furti commessi in tutta la provincia di Torino Canavese compreso. Dopo aver accertato la pericolosità sociale dei nomadi rom indagati, i agenti della Guardia di Finanza si sono focalizzati sulla quantificazione delle reali ricchezze delle persone colpite dal provvedimento emesso dalla Sezione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Torino che prevede la confisca di beni immobili, beni mobili e di denaro, dato che le indagini avrebbero inequivocabilmente dimostrato che le ricchezze che erano nelle disponibilità dei ventisei nomadi erano frutto di attività non lecite.
Il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Torino ha accuratamente esaminato l’entità dei conti bancari con le dichiarazioni dei redditi denunciati. La sproporzione era così evidente che le indagini sono proseguite fino ad arrivare agli avvisi di garanzia e la confisca di beni per due milioni di euro.