17/02/2017

Cronaca

Chivasso e Canavese: smantellata dai carabinieri la banda che monopolizzava lo spaccio di droga

Chivasso

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Erano due fratelli a guidare la banda che deteneva saldamente il monopolio dello spaccio di droga nel territorio Chivassese e del basso Canavese: l’organizzazione, perfettamente collaudata, spacciava circa 600 dosi di cocaina al mese per un equivalente di 200 grammi di “neve” purissima che era al centro un lucroso commercio. I carabinieri della Compagnia di Chivasso hanno letteralmente smantellato, nel corso di vasta operazione che è stata condotta nelle province di Torino e di Biella la rete di spaccio: nei guai sono finiti sette italiani indagati con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina.

I carabinieri hanno notificato quattro ordini di carcerazione e tre obblighi di firma e di dimora. Gli uomini dell’Arma hanno anche segnalato alla Prefettura di Torino decine di clienti per uso di sostanze stupefacenti. La droga veniva vendita soprattutto a studenti anche minorenni. Nel corso del blitz i militari al comando del capitano Pier Luigi Bogliacino, hanno eseguito anche undici perquisizioni.

In manette sono finiti i fratelli Bruno Lazzaro, 28 anni, residente a Chivasso e il fratello Enrico, 21, anch’egli di Chivasso. I carabinieri hanno anche arrestato Arcangelo Cuzzupi, 21 anni, residente a Volpiano e Davide Gioffrè, 21 anni, di Chivasso. Il Gip del tribunale di Ivrea ha disposto l’ordine restrittivo di obbligo di dimora e di firma per gli altri tre complici: Francesco I. 38 anni di Chivasso, Sebastiano D. 20 anni di Chivasso e Luciano I. 29 anni, sempre di Chivasso.

Altri quattro complici di secondo piano sono stati denunciati a piede libero. In breve tempo la banda era diventata il punto di riferimento per lo spaccio territoriale e per l’acquisto di cocaina e marijuana. I membri della “gang” usavano al meglio la tecnologia telefonica: le ordinazioni arrivavano tramite telefono cellulare, sms o messaggi vocali con WathSapp. Per evitare le intercettazioni telefoniche da parte delle forze dell’ordine, i membri dell’organizzazione facevano ricorso ad un linguaggio criptico.

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