01/10/2016

Cronaca

Delitto Rosboch, Caterina Abbatista, madre di Gabriele, cambia legali: “Succube di mio figlio”

Ivrea

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Cambio della guardia nel collegio difensivo di Caterina Abbatista: sarà con ogni probabilità l’avvocato penalista torinese Nadia Garis ad assumere la difesa della madre di Gabriele Defilippi, 21 anni che, insieme all’ex amico e amante Roberto Obert, 54 anni di Forno Canavese, è accusato di aver ucciso, in concorso, l’ex professoressa di sostegno di Castellamonte Gloria Rosboch. L’avvocato Nadia Garis, sarà probabilmente affiancata, se accetterà di rappresentare la donna, dal collega Tommaso Levi. I due legali sostituiranno gli attuali avvocati Erica Gilardino e Matteo Grognardi.

Una sostituzione che potrebbe far prefigurare una radicale variazione della strategia difensiva fin qui adottata. Nadia Garis non si sbilancia: afferma di essere attualmente impegnata a studiare il fascicolo e di non aver ancora accettato l’incarico. Questa potrebbe essere l’ultima carta che Caterina Abbatista  potrebbe giocare per ottenere una possibile quanto improbabile occasione per uscire dal carcere. La donna, 49 anni, ex operatrice sanitaria presso il reparto di Pediatria dell’ospedale di Ivrea, fin da giorno del suo arresto ha sostenuto di essere estranea al delitto commesso dal figlio e dal complice.

Ma il tribunale del Riesame, nonostante i due ricorsi presentati dai legali della donna, ha respinto l’istanza di scarcerazione. I giudici non le hanno creduto, ribadendo invece la convinzione che abbia avuto parte attiva nella pianificazione della truffa da 187 mila euro compiuta ai danni di Gloria Rosboch e dell’efferato delitto nella quale la professoressa, che aveva denunciato Gabriele, ha tragicamente perso la vita. Caterina Abbatista non cessa di ripetere di essere innocente e di essere stata succube di quel poliedrico figlio dalle mille personalità (difeso dall’avvocato Pierfranco Bertolino).

Anche se appare insolita, la scelta compiuta dalla Abbatista di cambiare legali (che hanno inoltrato un ricorso in Cassazione) potrebbe comunque avere un senso logico: quello di prendere del tutto le distanze dal figlio, attribuendogli tutte le responsabilità relative alla truffa e all’assassinio. E non è escluso che in questo nuovo scenario, la donna abbia ancora qualcosa di determinante da raccontare capo di Ivrea Giuseppe Ferrando che, all’innocenza della donna, non ha mai creduto neanche per un attimo.

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