27/10/2015

Politica

Canavese, trenta sindaci contro le Unioni dei comuni. “Ci tolgono l’identità collettiva”

Canavese

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Il percorso da compiere nel prossimo futuro è inevitabile ed è dettato soprattutto da questioni economiche. I piccoli comuni, quello da 80, 100, mille abitanti saranno molto probabilmente destinati a scomparire per costituire, in alternativa, dei super comuni. Le Unioni imposte dalla legge regionale sembra essere propedeutica a questo: sinergia nei servizi, economie di scala e tutti i vantaggi determinati dal fatto di essere un unico, grande ente locale. La strada è quasi certamente obbligata per evitare di disperdere in migliaia di piccoli rivoli i fondi statali, sempre più scarsi, destinati ai comuni e agli enti locali, regioni e città metropolitane comprese.

Ma i sindaci canavesani dei piccoli comuni non ci stanno. La possibile scomparsa dei piccoli comuni non s’ha da fare e non soltanto per questioni meramente campanilistiche. Qui c’è in gioco anche l’identità e il senso della comunità. Per questa ragione una trentina di sindaci hanno preso carta e penna e hanno scritto una lettera inviata al prefetto. Lo scopo? Contrastare l’entrata in vigore della legge regionale del 2010 che impone entro il 31 dicembre di quest’anno la gestione associata dei servizi per i comuni che contano meno di 5 mila abitanti in pianura e meno di 8 mila abitanti nelle zone montane.

La lettera è stata sottoscritta dal sindaco di Busano Giambattistino Chiono, Francesca Cargnello di Borgiallo, Diego Bili di Lombardore e Davide Rosso di Rivalba, i primi cittadini che sono stati promotori dell’iniziativa. Assodato che la sinergia può produrre risultati efficaci il timore che alla fine di creino carrozzoni inefficaci che vanno a vanificare l’effetto benefico dei servizi associati. Il documento è stato firmato da una trentina di sindaci. Sono presenti anche i nomi di Bairo, Lessolo, Banchette, Castelnuovo Nigra, Meugliano, Oglianico, Piverone, Salassa, Salerano, Samone, Vidracco, Castagneto Po, Cinzano, Feletto, Grosso, Lusigliè, Marentino, Mathi, Pancalieri, San Raffaele Cimena, Sciolze, Villanova Canavese e Villastellone. Un movimento trasversale, insomma, che non guarda al colore politico e che coinvolge mezzo Canavese e buona parte della collina chivassese e torinese. Le richieste: revisione dell’obbligatorietà di costituzione delle Unioni dei comuni, allentamento del famigerato patto di stabilità, eliminazione della centrale unica di committenza. E’ stato dimostrato in più occasioni, spiegano i sindaci nel documento, che il fenomeno degli sprechi e delle infiltrazioni malavitose nella pubblica amministrazione non appartiene a questi comuni. La parola, adeso spetta al prefetto e, ovviamente alla regione Piemonte.

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